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L'osservatorio socio-sportivo come momento di spendibilita' della ricerca sociale nello sport


Qual'è il grado di spendibilità, di applicazione, di una ricerca sociologica?
Per spendibilità si intende innanzitutto la capacità di diffusione dei risultati di una ricerca. E' la capacità di diffondere la conoscenza al di fuori della struttura che l'ha costruita.
Per HEINILA la sociologia dello sport deriva dall'interazione dei suoi tre elementi costitutivi:
1.    sociologia generale;
2.    società nel suo insieme;
3.    cultura dello sport nella società.
L'habitus culturale-politico di una società determina quindi la scelta dell'oggetto di studio non solo per la sociologia generale, ma anche per la sociologia dello sport.
La ricerca sociale non può mancare fra le altre analisi, qualora si voglia definire e programmare una politica sportiva.
Occorre valorizzare tutti i dati a disposizione, anche quelli imprevisti, che sembrano collaterali, cercando comunque di eliminare le rilevazioni secondarie che porterebbero a letture ed interpretazioni errate. Fare ciò vuol dire prima di tutto affrontare il fenomeno nella sua interezza. Per la ricerca sociale sullo sport ci sembra questo il principale nodo da sciogliere; infatti la complessità del fenomeno può rendere di difficile lettura ed interpretazione qualsiasi dato.
E' una complessità che fa diventare indispensabile ricorrere a strumenti e metodologie di ricerca specifici. Infatti:
-    sapere quali sono le caratteristiche che identificano lo sport, “ma anche le immagini che ogni soggetto ed ogni gruppo gli attribuiscono, diventa prioritario per ogni sistema politico-sociale, in quanto lo sport veicola valenze di ogni tipo ed è strettamente interrelato con gli altri sotto-sistemi sociali”.
-    Conoscere come e perchè gli individui sono o non sono coinvolti nelle attività motorie.
Possiamo a questo punto individuare una serie di fattori che rendono più spendibile qualsiasi ricerca sociale, ma in particolare quella sullo sport:
1.    diminuire la complessità dell'oggetto d'indagine; pur mantenendo nell'analisi tutti i suoi aspetti;
2.    approfondire solo l'ambito sociologico, tenendo però sempre presenti le strette correlazioni che lo sport ha con l'economia, la sanità, l'istruzione, l'ambiente, il turismo ed altri settori della vita sociale e politica;
3.    ampliare, da parte di chi deve fare le scelte politiche cioè dell'utilizzatore della ricerca, il proprio orizzonte culturale, ancora troppo spesso mancante nello sport. E' un problema di disponibilità a considerare lo sport un elemento primario della vita sociale.
Finchè non viene riconosciuto al settore disciplinare uno statuto epistemologico proprio, finchè la ricerca empirica sullo sport è frammentaria, perchè legata ad analisi troppo settoriali, non può essere possibile indicare chiaramente il grado della sua spendibilità e, di conseguenza, indirizzare un'efficace politica sportiva sul territorio di riferimento.
La sociologa svizzera ELIAN PERRIN osserva però che, nel momento in cui c'è un'esplosione della pratica sportiva, non esiste la stessa esplosione di studi e ricerche sociologiche e antropologiche sul fenomeno. I motivi sono tre: il primo è da imputare agli stessi ricercatori che sono scarsamente attratti dallo sport. Il secondo è invece indicato dall'oggetto; lo sport è solo un gioco, perciò non è un significativo fenomeno sociale indagare. Il terzo aspetto è infine individuato nel rapporto esistente fra domanda ed offerta sociale. Esiste infatti una scarsa domanda rispetto alle offerte emanate dalle istituzioni politiche e sociali.
Questa discrasia fra domanda ed offerta è forse dovuta, per la Perrin, al bisogno delle scienze sociali (e dei ricercatori) di esaminare solo il “problema sociale”. Lo sport, per sua natura, non è generalmente percepito un “problema”, anzi, diventa la soluzione magica di ogni problema sociale.
Oggi le tante analisi sullo sport sembrano coinvolgere solo un aspetto del fenomeno quello economico legato allo spettacolo. Con la ricerca sociale sullo sport, invece, si conoscerebbe meglio la composizione dei bisogni sociali che si esprimono attraverso questo aspetto della vita individuale e sociale.
PORRO invece pone l'interrogativo se deve esistere una sociologia dello sport: “per orientarci nei suoi meandri forse non abbiamo bisogno di una sociologia dello sport specializzata e tendenzialmente autoreferenziale... abbiamo bisogno che la sociologia si occupi dello sport, rinunciando alle tentazioni del riduzionismo e assumendo una prospettiva che non cancelli né rimuova le contaminazioni, gli spazi di frontiera, l'esplorazione dell'ignoto”.
Le ulteriori ragioni che condizionano la minore quantità di ricerche sociologiche, rispetto alle altre analisi, sono da imputare ai cambiamenti avvenuti all'interno dello stesso fenomeno sport, primo fra tutti il maggior professionismo, presente ormai a moltissimi livelli dell'attività sportiva.
Si può dunque affermare che le ricerche maggiormente sviluppatesi negli ultimi 20 anni riguardano quelle sullo “sport management”.
Se, sulla scia di questa considerazione, esaminiamo le riviste internazionali del settore, osserviamo che solo da 7 anni, in Europa, si pubblica la rivista £european Journal for Sport Management” da parte dell' EASM ( european association for sport management), nella quale però vengono riportate anche ricerche che hanno contenuti sociologici, accanto ad altre che rilevano gli aspetti economici e di marketing dello sport; coloro che effettuano queste ultime sono spesso sociologi dello sport.

Tratto da LA SPENDIBILITÀ DEL SAPERE SOCIOLOGICO di Angela Tiano
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