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L'analisi del discorso

L’analisi del discorso


Oltre alla funzione interna, c'è anche una FUNZIONE ESTERNA della sociologia. Mentre nella funzione interna si costruiscono discorsi (es. che cos'è la povertà) che poi vengono opportunamente collocati, la funzione esterna è di decostruire un discorso. Data una realtà la sociologia la decostruisce. Talvolta bisogna cercare di enucleare la rappresentazione simbolica che stà dietro ad un modello di società (es. povertà =  capire se ci sono dei meccanismi perversi che creano povertà al di là delle aree fisiologiche). C'è una stretta correlazione tra le istituzioni sociali  e i sistemi di rappresentaione simbolica. Talvolta la povertà stessa è un prodotto stesso delle istituzioni sociali (Foucault). Si tratta di immaginare le forme di discorso di cui stiamo parlando come sorrette da una sorta di testo, che altro non è che un insieme più o meno rigido di regole. Il compito di un osservatore di secondo livello riguarda appunto la decostruzione del rapporto che esiste tra politica sociale e il testo su cui si basa. Mentre la funzione interna contribuisce alla costruzione del testo e quindi alla rappresentazione della realtà che dal suo utilizzo fuoriesce, la funzione esterna tratta queste rappresentazioni come contigenti e ne cerca di mettere in luce la semantica.
Prandini osserva che, mentre un tempo la distinzione tra inclusione ed esclusione era utilizzata con fini di controllo sociale, cioè per difendere gli inclusi dagli esclusi, da un certo punto in poi la stessa distinzione è stata usata per difendere l'individuo dalla società. Ecco un bell'esempio del tipo di dato a cui aspira la funzione esterna: una chiarificazione della semantica sottesa dalle autodescrizioni operate dalla scoietà.
HIRST e WACQUANT si pongono il problema di comprendere quale sia la forma di discorso prodotta dai sistemi di welfare delle democrazie occidentali. Per entrambi è in atto un processo che tende a sostituire lo stato assistenziale con uno penale, in cui la criminalizzazione della marginalità ed il contenimento punitivo delle minoranze indigenti fanno le veci degli interventi sociali. E' in atto un estremo e disperato tentativo di utilizzare le forze di polizia e le regolamentazioni legali come mezzi di controllo sociale. Secondo WACQUANT, alla narrazione classica che intendeva il welfare come quella componente in grado di costruire e mantenere una concreta eguaglianza di status, ne sopraggiunge un'altra che descrive il welfare come un'agenzia di controllo delle classi subalterne o di quelle che egli chiama "classi pericolose".
 La funzione esterna è, quindi, quella di smascherare intervnti statali che se da un lato sono volti a garantire un diritto, dall'altro lato ne toglie più di uno, soprattutto nelle classi più deboli. La risorsa esterna della sociologia è fare questo tipo di decostruzione: quando il welfare non svolge la funzione di garanzia ma ne svolge un'altra: quella di controllo sociale per quanto riguarda le classi pericolose.
L'obiettivo della sociologia come risorsa esterna è quello di chiarire i discorsi che le istituzioni, che stanno a capo dello stato sociale, elaborano sul mondo. Decostruire il discorso del welfare significa decostruire un'autorappresentazione della società e quindi evidenziare il punto del percorso in cui ci si trova, rendendo manifesti problemi nascosti e demistificandone altri con tutte le conseguenze che ciò comporta nella ridefinizione degli obiettivi e dei ruoli ad essi connessi.

Tratto da LA SPENDIBILITÀ DEL SAPERE SOCIOLOGICO di Angela Tiano
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