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Giorgio Vasari e la storia come arte

Giorgio Vasari e la storia come arte


Vasari, lo abbiamo detto, subisce l'influsso del suo tempo. Nella prefazione alla prima edizione del 1550, dice espressamente che le sue biografie di artisti devono innanzitutto servire alla memoria e all'utilità. La concezione storica del Rinascimento, dunque, rimane fedele al canone ciceroniano, che la voleva lux veritatis, magistra vitae e vita memoriae. Vasari, nella Conclusione, mostra anche di essere vicino al delectare et prodesse di Orazio, quando dice che dilettando e giovando vuole raccogliere il materiale per le generazioni future. Il Vasari, dunque, è fedele allo spirito del tempo e considera la storia come una vera e propria arte. Indica anche i destinatari del suo scritto, che sono i profani colti e gli artisti, quest'ultimi trattati da colleghi e messi dunque in prima linea.
Egli mostra grande dignità di storiografo e questo è probabilmente il motivo per cui tratta così male lo stile troppo personale adottato da Ghiberti. Il fatto che sia lontano dalle raccolte come il Libro di Antonio Billi e l'Anonimo Magliabechiano lo percepisce perfettamente e si difende dall'accusa che la sua storia, al pari di quelle nominate, sia un semplice inventario, un nudo catalogo senz'anima.
Vasari, nel Proemio alla secona parte, dice che si tratta di analizzare i moventi che spingono l'artista, e che la conoscenza di essi deve spingere ad una maggiore saggezza di vita tanto nell'umile tecnica quanto nel significato più alto e generale.
Il suo vero e unico predecessore è Ghiberti, quel Ghiberti così maltrattato, che però dimostra una visione complessiva superiore a quella dello stesso Vasari, per la profondità e l'immediato rapporto col soggetto. Il primo tentativo di critica stilistica biografico – letteraria risale al Medio Evo provenzale, con i razos. Qui per la prima volta, anche se in forma primitiva e aneddotica, si tentava di rintracciare quella che è l'origine di ogni vera poesia: la vita spirituale del poeta.
Si è molto discusso sull'attendibilità storica del Vasari. Il problema è sempre lì: bisogna evitare di analizzare il testo secondo i canoni della moderna storiografia. Per leggere storicisticamente le Vite, bisogna usare la misura dell'antica storiografia letteraria o delle tecniche del romanzo storico. Non possiamo accusare Vasari di falsificazione storica, ad esempio quando stravolge la Cronaca del Villani, perchè agli occhi di un uomo del Cinquecento, si trattava semplicemente di formare il proprio materiale per degli scopi speciali. Analizzare il testo alla luce dei precetti della storiografia moderna è assolutamente fallimentare, oltre che errato.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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