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L'idea di progresso nelle vite del Vasari



Vasari riassume nella sua idea di progresso sia la corrente storica del concetto di uno stato migliore di cui il presente è uno stato regressivo sia la corrente storica del concetto sempre di uno stato migliore di cui però il presente è uno stato progressivo, benchè miserevole. Gira e rigira, Vasari mette il suo Cinquecento come punto più alto dello sviluppo. È l'idea di progresso ad animare le Vite. Se Leonardo vedeva nell'imitazione il principio della decadenza, perchè fa del figlio della natura un nipote di essa; Vasari vi vede il principio dell'evoluzione perchè chi viene dopo dispone in più larga misura di un mezzo artistico più perfezionato.
Vasari è molto dogmatico ma poco severo e ha un senso della costruzione storica cangiante e variopinta, ma ha avuto l'intuizione di uno svolgimento tipico, ha capito l'apparente ripetizione di forme uguali di esistenze storiche. Ritrova nell'antichità il ritmo triplice dello sviluppo germoglio – preparazione – maturità che anche se rimane un mero concetto letterario lo espone con cognizione di causa nella sua successione Calamide, Mirone, Policleto per la scultura e Polignoto, Zeusi e Apelle per la pittura. La stessa teoria sarà usata da Vico nella sua Scienza Nuova.
Vasari ha anche riflettuto sulle cause dello sviluppo e troviamo in lui una discussione interessante sull'influsso che la regione determina sulle varie disposizioni all'arte, trattata nella Terza Parte, nel capitolo su Marco Calabrese. Nelle prime due parti troviamo l'accusa rivoltagli per avere lasciato a Firenze una vera e propria egemonia, trattando il resto dell'Italia come provincia (quella Settentrionale trovava però una piccola rivalsa nella scarsità di informazioni che aveva reperito Vasari). Nella terza parte è Roma a trionfare e con lei la teoria dell'ambiente: sono le nuove scoperte archeologiche a determinare il nuovo stile. Vasari orienta decisamente l'arte italiana verso il classicismo romano. Dice del Correggio e di Andrea del Sarto che non aver mai visto Roma e non aver avuto mai modo di imparare il grande stile delle antichità romane ha nuociuto ampiamente sul loro operato. Gli riconosciamo, però, la veduta perlomeno ampia, quando vince la sua avversione naturale per il Durer cercando di comprenderlo, seppur in maniera artificiosa.
Vasari ha uno sguardo offuscato da pregiudizi teorici e ha un atteggiamento particolare verso la teoria dell'arte.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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