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Modalità di categorizzazione differenti


Il testo intende indagare e mettere a confronto le varie concezioni culturali legate alle pratiche di cura dell’infanzia. Per analizzare i saperi legati al maternage la Chinosi ha realizzato delle interviste ad alcune mamme immigrate in Italia. La presenza di bambini immigrati nel nostro paese infatti è per l’Italia un fenomeno relativamente recente. Il problema delle cure che i più piccoli ricevono resta un ulteriore zona d’ombra perché si conoscono molto poco le modalità di cura “altre” perché poco indagate sia nei paesi di origine che in quello ospitante. La diversa concezione di cura rende differente anche le modalità di accesso ai servizi educativi e sanitari:  nella nostra società la visita medica viene richiesta per una patologia in atto ma anche solo per semplice controllo clinico, a scopo preventivo; il genitore immigrato invece ricorre al pronto soccorso ospedaliero o la guardia medica bypassando così le strutture territoriali come ad esempio i consultori. Per poter intervistare queste donne è stato opportuno partire dalla consapevolezza che neanche l’identità sessuale può essere considerato un fattore di omogeneità perché anch’esso strettamente legato alla cultura e in modo particolare quando si parla di maternità ancora più perché essa ha a che fare col corpo prima che con la mente. Il punto è che attraverso queste storie è possibile condividere una prospettiva critica e una capacità propositiva sui nostri metodi di allevamento ed educazione dei bambini. La nostra cultura occidentale ci ha sempre spinto a ragionare per binari; sin dalle sue origini la cultura occidentale ha affrontato ogni differenza con il metro della gerarchizzazione stabilendo a priori una graduatoria di valore tra gli opposti. Basti pensare alla dicotomia forma-materia, anima-corpo, maschio-femmina, adulto-bambino, uomo-animale, cittadino-barbaro della civiltà classica. La stessa categorizzazione che vede differenti le posizioni di chi come ad esempio le mamme senegalesi credono che i nuovi nati, in quanto reincarnazione dei defunti, appartengono allo stesso modo alla vita e alla morte; compito della madre è quello di fare una buona accoglienza per convincerli a restare e non tornare indietro così le nuove ipotesi scientifiche che attribuiscono la morte in culla a una regressione delle funzioni respiratorie alla fase fetale. Non sono due visioni opposte: anche se uno si rivolge all’immaginario e l’altro alla ragione sono semplicemente due linguaggi che intendono dire la stessa cosa.

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