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Tecnica del trapianto


La tecnica chirurgica del trapianto di cuore ortotopico a cui attualmente ricorre la maggior parte delle équipes è quella di Lower e Shumway. Un trapianto necessita di due équipes chirurgiche. Quando è disponibile un donatore compatibile, il chirurgo responsabile del prelievo si reca all’ospedale dove si trova il donatore, valuta l’opportunità del prelievo, e coordina con l’équipe del ricevente i tempi di preparazione del ricevente stesso in modo che il trapianto possa essere condotto senza perdite di tempo.
Per effettuare il prelievo, il torace del donatore viene aperto per via sternotomica e un primo esame del cuore consente di verificare la qualità della contrattilità e l’assenza di condizioni patologiche macroscopiche quali petecchie, lesioni emorragiche che testimoniano una contusione cardiaca, placche calcifiche sulle coronarie. Le due vene cave e l’aorta vengono isolate ed una soluzione cardioplegica viene iniettata nel bulbo aortico. Il cuore viene quindi asportato sezionando le vene cave, le vene polmonari, l’aorta e l’arteria polmonare. Le cavità cardiache sono infine esaminate per escludere la presenza di difetti congeniti o di anomalie valvolari. Il cuore viene immerso in soluzione fisiologica fredda (4 °C) e trasportato più rapidamente possibile al Centro
Trapianti. La qualità del cuore prelevato condiziona la prognosi che risulta così correlata a diversi fattori tra cui un donatore di età inferiore a 45 anni e di sesso maschile, un tempo di ischemia fredda inferiore a 3 ore ed una compatibilità HLA-DR tra donatore e ricevente.
Il trapianto cardiaco in posizione anatomica (ortotopico) necessita una sternotomia mediana e di una CEC tra le due vene cave e l’aorta ascendente. L’aorta del ricevente viene clampata più cranialmente possibile e si procede all’espianto del cuore nativo.
L’impianto dell’organo comporta quattro anastomosi. La prima viene realizzata tra l’atrio sinistro del donatore e una cuffia atriale sinistra del ricevente contenente lo sbocco delle vene polmonari. La seconda è l’anastomosi atriale destra che può essere effettuata anche ricorrendo a due anastomosi cavali separate termino-terminali. La terza è la sutura tra le arterie polmonari seguita, infine, dall’anastomosi aorto-aortica. L’accurata rimozione di ogni residuo di aria dalle cavità cardiache è un tempo chirurgico molto importante. Dopo il declampaggio aortico, un periodo di assistenza circolatoria consente il raggiungimento di condizioni emodinamiche stabili prima dello svezzamento dalla CEC.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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