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Complicanze imputabili all’intubazione


Disfonia
È relativamente frequente ed è dovuta ad un’irritazione meccanica delle corde vocali causata dal tubo endotracheale utilizzato per la ventilazione assistita. Dà luogo ad un abbassamento del tono di voce o ad afonia. L’evoluzione è più spesso favorevole.

Edema della glottide
È una complicanza rara che verifica per lo più in pazienti pediatrici, specie se affetti da trisomia 21. Si manifesta clinicamente con una dispnea associata a sibili e tirage. Il trattamento si basa sui corticosteroidi.

Stenosi tracheale
È una complicanza molto grave, anche se fortunatamente non frequente, dell’intubazione endotracheale prolungata. Si rende clincamente manifesta con una dispnea inspiratoria ed espiratoria settimane o mesi dopo l’intervento. Il trattamento è complesso e si avvale secondo i casi di tecniche endoscopiche (laser, endoprotesi) o chirurgiche (resezione del segmento stenotico).

Colecistite acuta
Può essere correlabile o meno ad una litiasi biliare e dà luogo a una sintomatologia dolorosa in ipocondrio destro associata a vomito e febbre. Gli esami ematochimici mostrano leucocitosi e iperbilirubinemia e la diagnosi viene solitamente posta con l’ecografia che documenta un ispessimento delle pareti della colecisti con o senza la presenza di calcoli. Tuttavia i farmaci anestetici, sedativi e analgesici possono ritardare la diagnosi attenuando i sintomi e i segni clinici addominali.
Sono spesso presenti una febbre di difficile inquadramento e scadenti condizioni generali.
La colecistite è alitiasica, si verifica per lo più in pazienti con degenza protratta in terapia intensiva e le cause sono spesso da ricondurre ad un’alimentazione parenterale prolunagata e/o a conseguenze sul circolo splancnico di una sindrome da bassa portata. L’ecografia mostra pareti ispessite e uno scarso svuotamento della colecisti in assenza di ostuzione delle vie biliari. Si tratta di un’urgenza medico-chirurgica e il trattamento consiste nella colecistectomia e nella copertura antibiotica contro enterobatteri e germi anaerobi.

Enfisema sottocutaneo
È una complicanza poco frequente in caso di pneumotorace e può essere causata dal drenaggio toracico o dal posizionamento di un catetere venoso centrale (vena succlavia o, più raramente, giugulare). Clinicamente dà luogo ad aumento di volume delle parti molli, specie a livello toracico, cervico-facciale e palpebrale e a  modificazioni del timbro di voce; viene diagnosticato in presenza di crepitii alla digitopressione cutanea. Con il drenaggio toracico si assiste ad una riduzione dell’enfisema che si completa entro 2 settimane. Può talora essere indicata una profilassi antibiotica in caso di scollamento sottocutaneo esteso.

Embolia polmonare
È un’evenienza rara rispetto ad altre branche della chirurgia. Ciò è spiegabile tenendo conto degli elevati dosaggi di anticoagulanti che vengono somministrati durante l’intervento per la condotta della CEC.

Pericardite costrittiva
Si verifica nello 0.02-0.3%  dei pazienti sottoposti ad intervento cardiochirurgico. Non sono stati dimostrati fattori predittivi anche se una pericardite sintomatica postoperatoria è presente nel 15-30% dei casi.
Si manifesta generalmente tra 2 e 18 mesi dopo l’intervento con sintomi indistinguibili da quelli tipici di pericardite costrittiva classica. Esami diagnostici sono l’ecocardiografia, la TAC e la risonanaza magnetica che mostrano ispessimento del pericardio talvolta associato a versamento pericardico posteriore saccato e il cateterismo cardiaco destro che, unitamente all’esame Doppler, rileva i segni emodinamici dell’adiastolia.
La diagnosi differenziale con cardiomiopatie restrittive può risultare non semplice. Il trattamento si avvale, in un primo tempo, di diuretici e antiflogistici; in rari casi può essere indicata la pericardiectomia. I risultati sono, tuttavia, spesso insoddisfacenti.

Episodi ateroembolici
Sono spesso determinati da un intervento di chirurgia cardiovascolare, dal cateterismo cardiaco o dall’impiego di alte dosi di eparina. Legata a emboli provenienti da placche aterosclerotiche o aneurismi, l’ateroembolia dà luogo ad occlusione acuta di arterie di piccolo calibro. La diagnosi viene sospettata in caso di un deterioramento della funzionalità renale associato a eosinofilia transitoria e a segni cutanei, talora tardivi, quali aree violacee di necrosi o gangrena digitale (sindrome del “pollice blu”) o livedo reticularis a livello degli arti inferiori. L’esame del fundus oculi conferma la diagnosi e alla biopsia cutanea o renale si repertano talora cristalli di colesterolo. Non esiste trattamento efficace e, anche se alcuni hanno proposto il ricorso a corticosteroidi e all’emodialisi, la prognosi resta molto severa.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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