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Modello pulsionale e relazionale


Dopo la morte di Freud, partendo dalle sue teorie, si sono sviluppati vari filoni che possiamo inserire in due paradigmi fondamentali:
    
Modello Pulsionale --> ha nella teoria del conflitto la sua visione della psicopatologia:
Modello Relazionale --> la patologia è considerata principalmente come espressione di un deficit strutturale in funzione di un arresto evolutivo.

Un filone specifico che si rifà al primo modello è quello della Psicologia dell’Io (Heinz Hartmann, Anna Freud, Renè Spitz, Margaret Mahler, Edith Jacobson).
Margaret Mahler ha messo in luce i conflitti che possono svilupparsi nel processo di separazione/individuazione. L’autrice descrive diverse fasi dello sviluppo infantile, caratterizzate da particolari configurazioni relazionali fra il bambino e la madre, a partire da un’assenza di relazione, passando per una fase di unione simbiotica, sino alla separazione psicologica con l’acquisizione della costanza dell’oggetto.
Sempre in una prospettiva fondamentalmente funzionale si colloca Melanie Klein. Nel modello della Klen la patologia è collegata con la predominanza della posizione schizoparanoide rispetto a quella depressiva, nella quale sono presenti fantasie sadiche infantili che provocano un’intensa angoscia.
Venendo ora al paradigma relazionale, possiamo dire che, nonostante le considerevoli differenze fra i vari clinici, considera le relazioni tra persone esterne reali e le corrispondenti immagini interne. In questo panorama teorico sono in primo piano la Psicologia del Sé di Kohut, i cosiddetti “Indipendenti” (Fairbain, Winnicott, Balint), l’orientamento interpersonale-intersoggettivo (Sullivan, Mitchell) e infine autori come Kernberg e Sandler, nei quali coesistono entrambi i modelli.

Tratto da PSICOPATOLOGIA DELL'ADOLESCENZA di Antonino Cascione
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Melanie Klein