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L'importanza del genere agiografico

L'importanza del genere agiografico



A partire da Costantino, il mutato rapporto di forze rese supeflua la difesa dei cristiani in favore della liceità della loro religione e concentrò l'interesse apologetico sul piano specificamente religioso e anche su quello culturale, specialmente nelle confutazioni anti porfiriane.
Assume quindi grande importanza il genere agiografico, in conseguenza e in funzione dell'ingigantirsi del culto dei martiri fino agli eccessi più plateali. Dagli scarni resoconti processuali che caratterizzavano gran parte dei primi Acta dei martiri, non più in grado di soddisfare le aspettative e le richieste di folle sempre più fanatizzate, che insieme alle reliquie dei martiri pretendevano su di loro notizie dettagliate e meravigliose, assolutamente eccedenti i metri del consuetudinario e dell'abituale della vita quotidiana.
Nascono dunque, accanto a false reliquie, atti di martiri confezionati ad hoc, dove si leggono mirabolanti racconti di supplizi atroci, miracoli strepitosi, discorsi intrepidi che trasformano un umile confessore di Cristo in un eroe da epopea (le cosiddette Passioni epiche) e dove è impossibile tirare fuori, da questo profluvio di invenzioni, un minimo di tradizione attendibile.
I tempi però cambiano e la figura del martire inizia a non coincidere più con gli eventi della contemporaneità. Un nuovo modello di santità così si affianca a quello del martirio: parliamo di quello del confessore, colui che non confessa la fede di Cristo col sacrificio cruento ma con quello quotidiano di una vita asceticamente impegnata nella solitudine o al servizio della comunità. I nuovi modelli sono dunque quelli del santo vescovo o del santo eremita. Nascono due autentici best seller dell'epoca: la Vita di Antonio scritta da Atanasio e la Vita di Martino scritta da Sulpicio Severo.
Attirava moltissimo la comunità anche la figura del monaco, che in quella ascesi spinta al limite dell'umana sopportazione e spesso, soprattutto in Siria, accompagnata da manifestazioni di eccentricità più che discutibili, ravvisava il modello di perfezione cristiana.
Da qui la spinta a mettere per iscritto raccolte di detti e aneddoti di monaci famosi (Historia Lausiaca, Vitae Patrum) e a proporre regole per frenare gli eccessi di un movimento sempre più incontrollabile (regole di Pacomio e di Basilio). Per le donne fu creata una letteratura che esaltava l'ideale verginale, la sacralità del matrimonio e la vita continente.

Tratto da LETTERATURA CRISTIANA ANTICA di Gherardo Fabretti
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