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L'ambiente Antiocheno e Apollinare

Ad Antiochia le idee di Origene, pur avendo incontrato fervidi consensi, suscitarono soprattutto aperti contrasti. La sua impostazione teologica , imperniata sulla dottrina di Cristo, Logos Figlio di Dio, personalmene sussistente in posizione subordinata rispetto al Padre, urtava contro le tendenze monarchiane che ad Antiochia erano largamente diffuse. Gli antiocheni inoltre consideravano l'allegorizzazione diffusa in ambito esegetico e la larga apertura culturale come concessioni eccessive alla filosofia greca. Eusebio di Emesa, discepolo di Eusebio di Cesarea, accentuò l'interpretazione letterale del testo sacro a detrimento di quello allegorico. L'ambiente antiocheno, già profondamente diviso, ampliò il suo divario con lo scisma ariano, che ad Antiochia aveva uno dei suoi centri propulsivi e determinò una lunga serie di indirizzi intermedi tra quello unitivo di Atanasio e quello radicalmente ariano seguito dagli origeniani più estremisti.Ad Antiochia abbiamo alla metà del IV secolo Apollinare di Laodicea. Aveva una personalità esuberante che assieme alla contrastata vicenda che lo riguarderà, incideranno a fondo sugli ulteriori contrasti dell'epoca. Se nell'indirizzo ermeneutico Apollinare seguiva una linea prevalentemente letteralista, e si inseriva senza difficoltà nella tendenza là ormai prevalente; certo residui di sapore arcaico (materialismo, millenarismo) non vi suscitavano particolare scandalo. Uguale cosa non avvenne in merito alla dottrina cristologica da lui professata. Apollinare per assicurare il significato soteriologico dell'incarnazione di Cristo (cioè che solo il Logos autenticamente divino ha potuto redimere l'uomo dal peccato morendo in croce per lui) accentuò la tendenza unitiva di tradizione alessandrina e subordinò in Cristo la natura umana rispetto a quella divina, al punto da negare totalmente in lui il nous, l'anima razionale, sostituendola con il Logos (era il Logos e non il nous a governare il corpo) e parlò di una sola natura del Logos incarnata, quella divina.Erano posizioni che poco scandalizzavano i neoplatonisti alessandrini ma che urtò particolarmente gli antiocheni, nel cui ambiente si professava una dottrina cristologica che poneva fortemente l'accento sulla componente umana del composto teandrico, accento fortemente irrobustito dalla recente controversia ariana.L'opposizione ad Apollinare fu portatata avanti da Diodoro di Tarso e dal suo discepolo Teodoro di Mopsuestia. L'opposizione dei due fu vincente perchè l'estremismo di Apollinare fu avversato anche dai Cappàdoci Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nissa, giungendo infine alla condanna al Concilio di Costantinopoli del 381, dove si stabilì l'integrità, anima e corpo, dell'umanità di Cristo. Nonostante ciò rimasero in piedi tutti i presupposti che avevano provocato la polemica e nacque una polemica tra gli alessandrini, che pur evitando i radicalismi di Apollinare avevano conservato l'esigenza di fondo di salvare in primis l'unità di Cristo, e gli antiocheni, che condizionati dal loro antiapollinarismo, sembravano metterla a rischio, affermando due nature di Cristo integre e complete in un unico soggetto senza le dovute spiegazioni.Diodoro e Teodoro furono concordi anche nella teoria e nella prassi esegetica. In Diodoro additiamo il vero iniziatore dell'esegesi antiochena, intesa come programmatica chiusura all'interpretazione allegorica della Scrittura di tipo origenista, a beneficio dell'apprezzamento letterale del testo biblico. I due pensavano che l'allegorismo alesandrino concedesse troppo alla ratio interpretandi che troppe eredità aveva dai filosofi greci, e sopprimeva la realtà storica del testo biblico a beneficio di fantasie spiritualiste del tutto arbitrarie. Ma gli antiocheni avevano ragione in minima parte.Gli antiocheni smettono di fare letture prefigurative del VT e tendono a considerare conchiusa in sé l'economia veterotestamentaria. Teodoro in particolare rileva lo stacco, più che la continuità, tra AT e NT: l'AT ha conosciuto soltanto il Dio unico e ha annunciato profeticamente il Messia promesso a Israele soltanto nella sua forma umana; il NT ha rivelato l'articolazione trinitaria di questo Dio unico e perciò la divinità di Cristo, ed entrambe sarebbero state rivelate agli uomini solo dalla predicazione del Figlio di Dio incarnato e dei suoi apostoli.



Tratto da LETTERATURA CRISTIANA ANTICA di Gherardo Fabretti
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