Skip to content

L'attività letteraria in Occidente


Tra la metà del III secolo e la metà del IV, il ritardo culturale dell'Occidente cristiano si accentua. La chiusura culturale determinata da Callisto e l'assenza di contrasti dottrinali avevano significato una decisa contrazione dell'attività letteraria. Per trovare uno scrittore cristiano a Roma bisognerà aspettare la metà del IV secolo, con Mario Vittorino, che fu un africano trapiantato a Roma, retore illustre convertito al cristianesimo in tarda età ma la cui attività letteraria d'argomento cristiano sembra per molti versi estranea all'ambiente e alla tradizione.
Per incontrarne un altro dobbiamo aspettare la fine del IV secolo col cosiddetto Ambrosiaster. L'unico letterato cristiano attivo nella prima metà del IV secolo è Firmico Materno ma significativamente non si occuperà di temi apologetici.
In Africa sono terminati i temi di Cipriano e Tertulliano e nella seconda metà del III secolo sembra già ristagnare. All'inizio del IV secolo la regione fu scossa dallo scisma donatista ma si determinò un clima di conflittualità di basso livello culturale che non riuscì a dare vita ad un apprezzabile produzione letteraria, nonostante le eccezioni di Ottato per i cattolici e Parmeniano e Ticonio per i donatisti.
Nascono solo alcune opere attribuite falsamente a Cipriano che nella loro incapacità di esprimersi secondo le norme corrette della latinità dimostrano come la raffinatezza formale di poche eccezioni non deve essere presa come metro culturale di un ambiente letterario tutto sommato mediocre.
Fu la controversia ariana a mettere fine a questo stato di letargo. A partire dal IV secolo investì tutto l'Occidente costringendolo ad un accelerato aggiornamento dottrinale. Ilario di Poitiers con il suo De trinitate colmerà di un balzo tutto il ritardo accumulato dall'Occidente: il suo esilio in Asia Minore lo mise a contatto con ambienti orientali particolarmente interessati al dibattito teologico e lo mise in condizione di entrare nel vivo del contesto dottrinale allora più progredito. Ilario opera una sintesi di ampio respiro che tiene conto di tutte le diverse esigenze in contrasto, interpretando la tradizionale dialettica trinitaria (unità di natura e distinzione di persone) in linea con i più recenti esiti del dibattito teologico che allora si svolgeva in Oriente.
Una fitta schiera di comprimari, tra cui Potamio di Lisbona, Gregorio di Elvira, Febadio di Augen e Faustino, riuscirono a portare l'Occidente allo stesso piano culturale dell'Oriente.
In ambito esegetico il ritardo dell'Occidente era particolarmente vistoso. Non c'era qui l'usanza di spiegare in modo sistematico l'AT in riunioni infrasettimanali come si faceva in molte città dell'Occidente, forse perchè qui il rapporto con le scuole filosofiche è meno solido. Fatto sta che fino a Vittorino di Petovio e Reticio di Autun non abbiamo notizia di scritti specificamente dedicati all'interpretazione sistematica del testo biblico. Il primo vero iniziatore fu Ilario di Poitiers, ancora lui, che in Oriente aveva familiarizzato con l'esegesi origeniana.
Gli echi della polemica tra allegoristi e letteralisti in Occidente arrivarono molto smorzati, prevalendo nettamente il modo allegorista sia nell'esegesi dell'AT sia in quella del NT. La loro è una interpretazione incentrata sulla riflessione cristologica dell'AT e perciò dedicata all'evidenziazione della continuità tra i due testi.La forma esegetica fu soprattutto quella dell'omelia e quella del commentario alla maniera di Origene. Era molto forte l'aderenza ai modelli greci. Posto a parte merita l'africano Ticonio e il suo Liber Regularum che è il primo trattato di ermeneutica biblica scritto in Occidente. Si proponeva di facilitare la comprensione spirituale del testo sacro, presentando alcune caratteristiche strutture compositive di cui la Scrittura è capace per indirizzare al suo senso più profondo.
L'unico esegeta di tendenza esplicitamente letteralista fu Giuliano di Eclano, avversario di Agostino, che si formò su Diodoro e Teodoro. La sua esegesi lascia spazio minimo all'interpretazione cristologica, come i due antiocheni.
Grande fortuna ha anche l'esegesi paolina che essendo già tutta incentrata sulla riflessione cristologica non concedeva esegesi di tipo allegorico, tanto che lo stesso Origene si limitò a qualche forzato allegorismo.

Tratto da LETTERATURA CRISTIANA ANTICA di Gherardo Fabretti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.