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La posizione di Agostino sulla polemica contro le eresie



Come si comportò Agostino in merito alla polemica contro le eresie vecchie e nuove? La riflessione agostiniana è molto particolare. Sarà sempre forte in lui l'idea di un unico Dio, trinitariamente articolato, creatore reggitore e giudice del mondo e dell'uomo, ma questa trinità non va cercata fuori ma dentro ognuno (De trinitate, De magistro). Ma proprio la coscienza di questa presenza interiore ha acuito in Agostino il senso dell'indegnità dell'uomo, passando così da un giovanile entusiasmo positivo platonizzante, rivendicativo del libero arbitrio e della sua capacità di fare coscientemente del bene, al pessimismo della maturità che vede l'uomo incapace di fare del bene e salvabile solo per merito della grazia divina che cadrà su pochi eletti secondo i criteri imperscrutabili del giudizio di Dio.
Le sue opere più famose rimangono naturalmente le Confessiones e il De Civitate Dei.
Nelle Confessiones l'originalità agostiniana sta nell'avere sviluppato il senso dell'interiorità del rapporto dell'uomo con Dio fino a proporre un dialogo tra sé e Dio che è tutto svolto in chiave di risonanza interiore della presenza di Dio dentro di sé, avvertito come referente sempre presente, anche se in diverso modo, sia nella meditazione filosofica, sia nella riflessione esegeticam sia nella confessione della propria vita passata.
L'introspezione spesso raggiunge volte di virtuosismo assoluto là dove presenta stati d'animo liminali, in bilico tra sensazioni diverse, ad esempio quando descrive il conflitto della coscienza co contesa tra la facile adesione agli istinti animali dell'uomo intruppato nella massa e la percezione che l'io individuale ha del male che compie.
Il De Civitate Dei è una lunga riflessione sulla Chiesa, pura e impura, imposta dallo scontro con i donatisti alla luce della tragica risonanza del sacco di Roma del 410. In Agostino matura una concezione del rapporto sacro – profano, chiesa – mondo (vale a dire impero) che lo distacca del tutto dall'ottimistica convinzione che chiesa e stato si compenetrino realizzando il disegno provvidenziale di Dio in ordine al destino del mondo. Agostino è invece convinto che tra le due città non ci possa essere contatto perchè nulla hanno in comune né per finalità né per origine, dunque nemmeno per destino. Applicando lo schema platonico della mutabilità (temporale) e della immutabilità (eterna) Agostino sostiene che la città terrena è tutta immersa nella mutabilità mentre la chiesa, pur inserita nella mutabilità, è destinata all'eternità. Possono esserci momenti di contatto ma non mutano le cose.

Tratto da LETTERATURA CRISTIANA ANTICA di Gherardo Fabretti
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