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Tv come cultura

Nel mondo dell’immagine, i media sono la cultura e la società, coinvolgendo produttori e consumatori in un’attività di impegno e disimpegno nei confronti di significati che i testi televisivi ci trasmettono e che si estendono nell’esperienza personale. Silverstone descrive questo processo come mediazione, un processo oggi ancora più frequente grazie all’aumentata possibilità di consumare e interagire con i testi attraverso piattaforme diverse  e in tempi e luoghi diversi. Questa mediazione si incarna in 3 movimenti correlati:
    •    livello ludico: i media fanno parte del nostro quotidiano, ma allo stesso tempo ne siamo separati, perché entriamo nel loro mondo per sfuggire al nostro hic et nunc, movimento immateriale, ma che, una volta stabilito, ci permette di iniziare un viaggio in una realtà parallela, anche se questo mondo va oltre la tv grazie agli spettatori che analizzano l’universo narrativo, trovano nuovi collegamenti, formulano ipotesi; quindi è come se da spettatori diventassero attori
    •    livello partecipativo: assistiamo alle rappresentazioni dei media, ma allo stesso tempo ne facciamo parte, perché i i media lo richiedono (forum, chat, siti), l’universo televisivo è modificabile e i mondi televisivi si concretizzano in altri prodotti che necessitano dell’attività dello spettatore per diventare concreti (reality show); mentre cresce anche la “Tv dal basso”, la tv in cui l’esperienza dello spettatore è attiva (YouTube)
    •    livello passionale: siamo attratti dai media per piacere e passione, una passione che è duplice perché è studium (ciò che colgo in funzione del mio sapere) e punctum (ciò che è uno shock emozionale); anche l’essere negativo verso il testo è espressione di una passione (si cerca qualcosa, ma non trovandola si esprime un giudizio negativo).

Tratto da LA TELEVISIONE COME TESTO ESPANSO di Francesca Masciadri
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