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L'URSS dopo Stalin - Rapporti con l'estero


Chruščëv fece della coesistenza dei due mondi contrapposti un dogma, asserendo che tutti i problemi potevano essere risolti senza far ricorso alla guerra.
Brežnev ha continuato la politica del predecessore, impegnandosi in una gara la riarmo e accentuando gli interessi sovietici in Asia, Europa e Medio Oriente, ma allo stesso tempo ha dato grande importanza alla distensione con gli USA.
Malenkov ha attenuato le tensioni internazionali e la pressione interna (possibilità di un’intesa con gli USA, firma di un armistizio in Corea, ingresso nell’UNESCO e nell’ILO), ma contemporaneamente questa politica si rilevava pericolosa per la stabilità del blocco sovietico (sollevazioni in Cecoslovacchia, Germania orientale).
Bulganin e Molotov si dimostrarono disponibili a risolvere i contenziosi tra i due blocchi (il culmine è il vertice di Ginevra del ’55: Bulganin e Eisenhower si impegnarono a non avviare atti di aggressione), ma il non recedere di Molotov non permise di andare oltre e alla nascita della SEATO (alleanza tra Gran Bretagna, Francia, Pakistan, Tailandia, Nuova Zelanda e Filippine) l’Unione Sovietica rispose con l’istituzione del Patto di Varsavia. Contemporaneamente  migliorarono i rapporti con la Jugoslavia e si rivoltava in modo fallimentare l’Ungheria.
Mentre miglioravano i rapporti con il blocco occidentale peggioravano quelli all’interno del blocco comunista:
    •    conflitto con la Cina (1960) a causa della contesa quale guide del mondo comunista e degli interessi cinesi nell’Asia sovietica;
    •    problemi in Europa orientale (schieramento dell’Albania con la Cina, indipendenza romena, minaccia cattolica in Polonia e minaccia occidentale in Cecoslovacchia).

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