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Il discorso audoiovisivo in base alla sua destinazione




L’oggettiva, l’interpellazione, la soggettiva e l’oggettiva irreale – l’abbiamo visto – rappresentano altrettanti modi di muovere il discorso audiovisivo, soprattutto in rapporto alla sua destinazione; se si vuole, altrettante maniere di dire tu, che si alternano nel corso del film e ne inquadrano a mano a mano le proposte.
Tuttavia, non di rado esse svolgono anche un compito più specifico: invece di passarsi la mano l’una con l’altra, in nome della variabilità delle soluzioni, esse ancorano il flusso delle immagini e dei suoni a uno spunto in qualche modo vincolante; anziché seguire in ogni sua piega una superficie significante, alla ricerca del minimo avvallamento, esse si impegnano a mettere in luce l’orientamento che assume l’insieme.
In questi casi, più che con le tappe di un cammino mutevole, abbiamo a che fare con delle postazioni da cui dominare il paesaggio; e più che a un sistema aperto di relazioni tra le diverse componenti, ci troviamo di fronte a delle strutture bloccate e bloccanti (in cui potremmo riconoscere dei veri e propri operatori di contesto – o di frame, che dir si voglia – e cioè dei fattori che designano e determinano l’intorno in cui vuole essere iscritto il testo o un suo frammento).
Il primo rimando che viene in mente è a certi passaggi che dietro l’aspetto di semplici marche stilistiche operano in realtà da veri e propri indicatori dell’assetto che il film vuole adottare; pensiamo tra tutti alle inquadrature frontali associate alla profondità di campo presenti in I migliori anni della nostra vita – l’ingresso nel drugstore di Frank o il matrimonio di Homer (anche se non è in senso stretto frontale) – e Piccole volpi – la morte di Herbert Marshall (anche se non è in perfetta profondità di campo) –: simili caratteristiche presenti in questi esempi hanno la loro origine in un particolare tracciato enunciazionale e nella sua capacità di imporsi sopra altre soluzioni.
Queste inquadrature in profondità, al pari di ogni oggettiva, comportano un preciso trattamento delle componenti filmiche di base:
- le riprese, mentre offrono una veduta piena, suggeriscono soltanto lo sguardo che le ha costruite e quello che è chiamato a ripercorrerle;
- il mondo sullo schermo si affida all’evidenza, riducendo a taciti presupposti la propria formazione e la propria leggibilità;
- l’immagine si fa e si da senza che nulla entro i suoi bordi si ponga a riscontro dei due gesti, salvo il fatto inevitabile di essere stata scelta e riproporsi per quello che essa è.

Tratto da CINEMA di Nicola Giuseppe Scelsi
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