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L'avvio di El - Luis Bunuel -

L'avvio di El - Luis Bunuel -




È una soggettiva ad essere al centro del nostro nuovo esempio: si tratta dell’avvio di El.
Il brano si apre con una serie di inquadrature frontali, per lo più in Tot. e in F.I., che illustrano lo svolgimento della cerimonia religiosa della Lavanda dei Piedi. L’andamento è simile a quello di molti documentari: le riprese di tipo oggettivo si concentrano su quanto avviene, senza darne le coordinate filmiche di base, e mettendo il destinatario in posizione di semplice testimone. Ne deriva una perfetta trasparenza della diegesi, accompagnata da un atteggiamento di mera constatazione dei fatti: c’è qualcosa che accade, ed esso è là, direttamente davanti a te.Tuttavia, d’un tratto, quest’andamento all’apparenza neutro subisce una brutta rottura. Un carrello in avanti ci porta al P.P. del prete che bacia un piede che ha appena lavato; gli risponde in P.P. di un chierichetto che chiude gli occhi; dopo alcuni Tot. della cerimonia che continua, reinterviene il P.P. del prete che bacia di nuovo il piede; allo stacco, troviamo questa volta il P.P. di un uomo che osserva la scena e che gira lentamente il capo; in accordo col suo gesto, un movimento di macchina ci guida dapprima lungo una serie di piedi di fedeli, in Dett., poi indietro su uno di questi piedi, calzato elegantemente, infine in alto, seguendone il corpo, sul volto di una bella signora.
Dunque l’impianto oggettivo della sequenza si apre di un colpo a delle soggettive: qualcuno nel cuore dell’azione segue e registra quanto accade; o meglio, qualcuno sullo schermo fa convergere su di sé le immagini e i suoni, e in questo modo raccorda tramite il proprio sguardo le diverse inquadrature, e filtra attraverso il proprio occhio la visione che dei fatti ha lo spettatore. Il cardine di questa svolta è soprattutto l’uomo in P.P, Francisco: per almeno due ragioni.
In primo luogo egli si presenta come colui che accetta di vedere, a differenza di chi invece declina il compito, di chi rifiuta il ruolo: Francisco continua a fissare il prete che bacia i piedi appena lavati, non abbassa le palpebre come il chierichetto.
In secondo luogo egli congiunge nel vedere l’attenzione e il desiderio: la sua occhiata sui piedi femminili è resa con un movimento di macchina pieno di esitazione e insieme di caparbietà – ben diverso di quello lineare e puramente descrittivo che precede il P.P. del chierichetto –, quasi a render manifesta la fatica di una ricerca e la volontà di un possesso; e con un carrello – anziché con una più logica panoramica –, quasi a render chiaro che si tratta di materializzare un percorso mentale prima che una traiettoria concreta.
Questi due tratti che qualificano Francisco – il tener aperti gli occhi e l’andar oltre la pura percezione – ne fanno appunto
- un perfetto soggetto scopico, luogo in cui confluiscono capacità di attenzione e interessi profondi, fedeltà ai dati e curiosità personali;
- la vera figurativizzazione dell’enunciatario, punto verso cui le immagini e i suoni corrono e da cui attendono un possibile rilancio.

Tratto da CINEMA di Nicola Giuseppe Scelsi
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