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L’antisemitismo e il buon senso

L’antisemitismo e il buon senso  


Prima ipotesi confutata: identificazione dell’antisemitismo con il nazionalismo.
l’antisemitismo crebbe nella misura in cui il nazionalismo tradizionale perse d’intensità, e raggiunse il suo apice proprio al momento del crollo del sistema europeo di stati nazionali.
Il nazionalismo* dei nazisti viene di solito sopravvalutato; agli effettivi militanti non è mai stato concesso di perdere di vista i fini sopranazionali del partito.

Il fatto che il declino dello stato nazionale e l’antisemitismo siano contemporanei può difficilmente essere ricondotto a una sola causa.

Raramente risultano insopportabili l’oppressione e lo sfruttamento in quanto tali, molto più irritante è la ricchezza senza funzione visibile (senza,cioè, “potere”), dato che nessuno si spiega perché debba essere tollerata.
L’antisemitismo raggiunse il punto culminante quando gli ebrei avevano ormai perso ogni funzione e influenza (quindi potere) e non possedevano altro che la loro ricchezza.
Lo stesso vale per l’“affare Dreyfus” che non esplose durante il Secondo impero, quando gli ebrei francesi erano al culmine della loro potenza e autorità, ma durante la Terza Repubblica, quando essi, pur essendo presenti sulla scena politica, avevano già perso tutti i posti più importanti.

Seconda ipotesi confutata: gli ebrei come capri espiatori.
Un’altra ipotesi particolarmente frequente nella letteratura relativa all’antisemitismo prende spunto dall’impotenza degli ebrei, che li renderebbe particolarmente adatti a servire da capri espiatori. Ciò deve pur avere le sue ragioni.
Il terrore moderno, di cui si servono costantemente per governare le forme totalitarie, ha come vittime persone perfettamente innocenti anche dal punto di vista del persecutore. Ciò a prima vista potrebbe sembrare una conferma della teoria del “capro espiatorio”, ma non bisogna dimenticare che soltanto nell’ultimo stadio del suo sviluppo il terrore si manifesta come la forma di potere del regime, e che questo stato è necessariamente preceduto da una serie di tappe in cui esso deve giustificarsi ideologicamente. Prima di diventare le principali vittime del terrore moderno, gli ebrei furono al centro dell’ideologia nazista

Terza ipotesi confutata: l’eterno antisemitismo.
Se è vero che l’umanità ha sempre continuato ad ammazzare ebrei, vuol dire che l’uccisione di ebrei è una normale occupazione umana e l’odio per essi una reazione che non occorre neppure giustificare.
La nascita e lo sviluppo dell’antisemitismo moderno viene a coincidere col processo di assimilazione ebraica, di secolarizzazione ed estinzione dei vecchi contenuti religiosi e spirituali del giudaismo. In questa situazione di sfaldamento dei principi originari, a quelli che ne erano preoccupati venne la curiosa idea che si potessero servire dell’odio antisemita per una forzata conservazione del patrimonio tradizionale. L’antisemitismo eterno avrebbe assicurato l’eterna esistenza del popolo ebraico. Così spesso furono gli ebrei stessi a diffondere tale pericolosa idea.

La coincidenza del declino dello stato nazionale e dello sviluppo dell’antisemitismo, la contemporaneità dello sfacelo di un’Europa organizzata per nazioni e dello sterminio degli ebrei, indicano quali sono le origini del movimento antisemita. L’antisemitismo si è sviluppato pienamente soltanto nel processo di disgregazione dello stato nazionale, in un epoca in cui l’imperialismo era già in primo piano nel divenire politico.

Tratto da LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO di Antonino Cascione
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