Skip to content

Osservare e valutare le relazioni familiari: questioni teoriche


Negli ultimi vent’anni gli studiosi hanno dato importanza al contesto relazionale per comprendere lo sviluppo del bambino e si sono impegnati nello studio della dinamica del gruppo familiare a livello multipersonale. Si possono distinguere:
Studi che hanno osservato i modelli di interazione a livello comportamentale, individuando i processi di regolazione delle relazioni;
Studi che hanno tentato di individuare i processi di interiorizzazione delle relazioni.
Anche Reiss ha proposto una simile classificazione denominando PRACTICING FAMILY (famiglia praticante) i processi di regolazione delle relazioni e con REPRESENTED FAMILY (famiglia rappresentata) ha definito i processi di costruzione di immagini mentali dell’esperienza relazionale, condivise o meno con gli altri componenti del gruppo. Reiss sostiene che per studiare e osservare le relazioni familiari è necessario integrare l’interesse per il livello comportamentale con quello per il livello delle rappresentazioni. Gli studi sui processi di regolazione sono stati focalizzati sulla codifica degli indicatori comportamentali che influiscono sui modelli comunicativi costruiti attraverso l’interazione. Il neonato ha una facoltà innata di separare la propria mente da quella degli altri e realizza che queste primitive esperienze soggettive sono potenzialmente condivisibili con qualcun altro (intersoggettività primaria). Attualmente il neonato è considerato come una persona inclusa in un sistema regolatore del Sé in cui ha meno influenza dell’adulto, ma ha pari opportunità di condizionare quest’ultimo partecipando a modelli d’interazione caratterizzati da circolarità e crescente complessità. Vi sono dei costrutti teorici per definire l’influenza della relazione adulto-bambino sullo sviluppo umano:
La responsività (capacità dell’adulto nel cogliere i segnali del bambino);
L’attenzione focale (considerata un precursore della costruzione di una teoria della mente del bambino);
Il riferimento sociale (favorito dall’espressione di affetti positivi, serve a orientare il bambino verso i suoi obiettivi e a condividere l’esperienza anche a livello dei significati attraverso la sintonizzazione affettiva e l’intersoggettività primaria e secondaria).
Inoltre è stato possibile osservare l’influenza che la famiglia esercita definendo propri stili affettivi e comunicativi che si esprimono nelle strategie di problem solving e nell’organizzazione della famiglia che rappresentano una risorsa o un fattore di stress per lo sviluppo del singolo e del gruppo. La famiglia è osservata come un sistema gerarchicamente strutturato in sottosistemi definiti in base a funzioni diverse quali la coniugalità, la genitorialità o la co-genitorialità. Sono stati studiati anche gli effetti del conflitto coniugale sull’adattamento dei figli, i fattori di rischio predittori di comportamento disadattivo (esternalizzati e internalizzati) e i processi familiari sia distruttivi (ostilità/competitività nel sistema co-parentale, coinvolgimento genitoriale sbilanciato) che costruttivi (calore familiare e cooperazione). Si è definita la genesi di una teoria della co-genitorialità che ha stimolato nuove ricerche sui diversi modelli che i partner costruiscono sia per prepararsi alla nascita di un figlio sia per includerlo nel nucleo familiare. Il modello più utilizzato per studiare la relazione è quello diadico. Questo però rischia una parcellizzazione del sistema e una perdita del senso totale della relazione, dunque della complessità interazionale del sistema, riducendolo a una semplice somma delle diadi. È fondamentale considerare la complessità delle relazioni tra tutti gli elementi in gioco in un certo contesto interpersonale: il “triangolo” è stato fin dalle prime fasi l’unità minima di osservazione.

Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.