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La ricerca sul campo in etnomusicologia


Fare ricerca in Sardegna - come altrove - non vuol quindi dire mettere dei microfoni davanti a delle persone che suonano e cantano premendo il tasto “rec”. Bisogna preliminarmente che sia chiaro – innanzi tutto a noi stessi – con quale fine andiamo “sul campo”, quali sono i nostri obiettivi: da ciò dipende il “come” fare ricerca, cosa (ma anche se) registrare (e cosa no), quando farlo (e quando non farlo), come registrare, come disporre i microfoni, azionare il registratore e via dicendo. Non bisogna avere il feticcio del documento sonoro. L’obbiettivo principale dell’etnomusicologo professionista non è raccogliere tanti “bei materiali sonori”.
Va sgombrato del tutto il campo da un’idea ingenua di “ricerca sul campo” come attività evidente in sé, come spassionata ed impersonale raccolta/collezione di brani musicali da salvare dall’oblio. Non si tratta di dar la caccia ad un presunto “arcaico musicale”, ad una inesistente (perché inverosimile) “autenticità musicale”. Non si può partire dall’assurdo presupposto che vi siano delle persone in Sardegna come altrove che oggi eseguano delle musiche rimaste immutabili nel tempo. Né si può continuare a dar peso a criteri di ricerca di un secolo fa basati sull’applicazione nello studio dei canti tradizionali (e quindi dell’oralità) dei metodi della filologia, quindi dello studio dei testi scritti. Mi riferisco, in particolare, alla convinzione dell’irreale esistenza di un “testo originario” di un canto o di un repertorio (fissato in una indefinibile “notte dei tempi”… un’espressione che si legge spesso in Sardegna a proposito di certe espressioni musicali: ma cos’è la notte dei tempi?), testo che si sarebbe trasmesso verticalmente nel tempo e di cui oggi si coglierebbero le ultime manifestazioni. La ricerca etnomusicologica non è collezionismo di (irreali) sopravvivenze arcaiche (se non altro perché l’arcaicità, in senso stretto, non può esistere nella pratica musicale che è sempre qualcosa di attuale, eseguita da persone viventi che comunque vivono la vita di oggi: vedono la tv, usano i telefonini eccetera).

Tratto da I MONDI DELLA MUSICA. LE MUSICHE DEL MONDO. di Elisabetta Pintus
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