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Il debrayage ottico dello spettatore in Un mercoledì da leoni

Il debrayage ottico dello spettatore in Un mercoledì da leoni





Queste situazioni che sottolineano una distanza ed un’autonomia di certe componenti della narrazione e che vengono reiterate nel film, ad un certo punto subiscono una drastica trasformazione. Si tratta della sequenza che, all’interno del segmento del grande mercoledì, introduce la scena vera e propria della prova principale.
Dalla prima inquadratura in P.P. di Mat, ripreso dal basso mente accede alla spiaggia tramite la scala, la m.d.p. carrella seguendo (anticipando) Mat lungo i gradini. Egli e la m.d.p. sembrano accorgersi nello stesso momento (identità) della presenza ai piedi della scala prima di Jack e poi di Leroy – segue un gioco di sguardi in cui i tre protagonisti e la m.d.p. vengono a costituire i vertici si un quadrilatero. I tre eroi si avviano verso il mare e la m.d.p. li inquadra in gruppo, in P.A., seguendo la traiettoria (sempre in anticipo) e riducendo sempre più il piano fino al P.P. dal basso dei tre. Dopo un P.A. di Jack e Mat, sempre dal basso, abbiamo un controcampo con i tre protagonisti che corrono verso l’acqua (inq. Delle gambe dal basso) avviati a compiere la loro impresa.
Questo tipo di costruzione visiva, effettuata tramite un debrayage ottico dell’enunciatore, è molto rara fino a questo punto del film; una tale disposizione sottolinea che lo iato tra l’enunciatore e il soggetto della narrazione, la distanza che ha caratterizzato tutto il film, sta per colmarsi. L’enunciatore sottolinea così l’avvenuta ricongiunzione con gli eroi del film attraverso un adesione esplicita alla performance che essi stanno per compiere; questa posizione viene manifestata tramite l’opposizione dell’immobilità della m.d.p. e la mobilità che questa viene ad assumere in questo frangente: il suo punto di vista diviene il punto di vista dei protagonisti. La differenza tra le due modalità enunciative evidenziate attraverso la spazializzazione del punto di vista ottico rende conto anche del diverso statuto cognitivo che caratterizza la situazione precedente rispetto a quella del grande mercoledì. La gerarchia cognitiva preesistente sta per essere abolita; la manifestazione effettuata dall’enunciatore con la proposta di un terzo universo assiologico, quello della fierezza, come soluzione del conflitto interiore, è presa in carico dagli attanti della narrazione, che aderiscono così al suo progetto.
C’è un altro aspetto che riguarda questa sequenza: in questa scena Milius riprende la forma linguistica usata da Ford; benché non si possa parlare di una vera e propria citazione, è indubbio che la tecnica qui utilizzata sia quella tipica della rappresentazione del duello in tanti film western classici. È interessante sottolineare come nel momento in cui viene evidenziata la coincidenza tra la posizione dell’enunciatore e quella dell’enunciato si faccia ricorso alla conoscenza intertestuale dello spettatore. Due differenti mitologie vengono messe in campo in questo modo: quella dell’enunciato – costituita dall’evento mitico, il grande mercoledì – e quella dell’enunciazione, che simmetricamente all’enunciato enfatizza la sua posizione. Il mito viene reso citando il mito del cinema. l’utilizzazione di un elemento tipico del cinema classico, sottolinea allo stesso tempo la differenza che qui si costituisce con il cinema classico, realizzata sul piano del riconoscimento della situazione mitica che si presenta. Questo riconoscimento viene manifestato secondo la categorie implicito-esplicito: ciò che nel cinema classico veniva messo in scena attraverso il fare dei soggetti – quindi secondo un andamento narrativo giocato in modo implicito – nel nostro caso viene presentato attraverso una serie di indicatori enunciativi che contribuiscono a costruire lo spazio mitico in modo esplicito.

Tratto da SEMIOTICA DEI MEDIA di Nicola Giuseppe Scelsi
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