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La nozione di plagio audiovisivo

La nozione di plagio audiovisivo




La versione up-to-date della falsa testimonianza consiste nel far credere al telespettatore che si è assistito a una scena alla quale non si era presenti, cosa che è ovviamente impossibile da verificare da casa propria. Non è un soggetto vuoto che si immagina dietro l’obiettivo, un semplice dispositivo semiologico, ma un corpo: l’immagine delle trasmissioni di reportage è somatizzata; dietro ciascuna immagine si sente al presenza di un uomo. A differenza di quanto accadeva nelle interviste degli anni sessanta, che piazzavano la telecamera all’altezza degli occhi della persona intervistata, oggi l’operatore, messo in spalla il suo strumento di ripresa, inquadra il mondo come un passante qualunque: inquadrando leggermente dall’alto quando l’intervistato è più basso, dal basso quando è più alto, alla stessa altezza quando è della stessa statura.(il Dogma95 radicalizza questo percorso) Lo specifico della finta è la sua indecidibilità.
Il plagio audiovisivo è una nozione più complessa di quanto sembri; in quanto impronta, impronta del reale e di un soggetto fatto di nitrato d’argento, la fotografia o il film è un’opera unica, ma ,per le copie che se ne possono stampare, essa è multipla. Sul suo versante scenico, quello della performance dell’attore, il cinema è ancora nell’area autografica, poiché riproduce, capta l’identità digitale di una performance a tal punto unica che il regista, prima del montaggio, sceglierà la ripresa che preferisce; contrariamente al testo, che resta lo stesso, indipendentemente dal carattere usato, dal corpo del carattere o dalla carta che lo riproduce, il trattamento dei parametri audiovisivi attraverso ogni inquadratura e la consistenza fisica stessa dell’inquadratura sono troppo specifici perché possano essere inseriti in un altro contesto all’insaputa dello spettatore. Per riuscire a mettere in atto il plagio, che è un’enunciazione intertestuale necessariamente segreta, questo deve passare inosservato.
Per caratterizzare la falsa attribuzione autoriale, tipica dei film del cinema delle origini, si parlerà di alias; non ci sono dubbi che alcune prassi del cinema commerciale derivino dallo stesso fenomeno, come attesta la recente moda dei Director’s cut. Le serie televisive, anch’esse sono generalmente firmate da alias: spesso compare nei titoli di testa il nome di un solo autore, mentre una decina di sceneggiatori hanno sviluppato le loro sceneggiature.
Il pastiche consiste nell’imitazione di un autore, del suo stile, dei suoi temi, a fini ludici; per funzionare come tale deve essere riconosciuto,  evitando di essere in absentia.


Tratto da RAPPORTO TRA REALTÀ E FINZIONE di Nicola Giuseppe Scelsi
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