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Regnald Pole: il "cattolicesimo protestante" di Viterbo




Nel raggio del ≪cattolicesimo protestante≫ di Viterbo

L’interesse degli storici per Viterbo è in relazione all’indagine sul cardinale Reginald Pole e sui personaggi che dal 1545 frequentarono la sua casa viterbese, legati ad orientamenti religiosi divergenti da quelli della Chiesa ufficiale.
Nel Medioevo, Viterbo era una delle residenze papali, ma nel 1511 vi si recò Martin Lutero a predicare, ospite della chiesa agostiniana della TrinitàIl cardinale Reginal Pole: la sua storia

Il Pole, nato in Inghilterra, ricevette un’educazione umanistica a Oxford e conobbe Tommaso Moro. Nel 1521, completò gli studi all’Università di Padova. All’inizio, si concentrò sull’area letteraria e umanistica ed in seguito si orientò su problemi si natura teologica presso il monastero benedettino si San Giorgio Maggiore a Venezia, dove si riunivano erasmiani o fedeli alle teorie di Savonarola.
L’ambiente che si formò a Viterbo fu denominata “chiesa viterbese”, quasi distinta dalla chiesa romana. In tal senso, sono molto utili le informazioni raccolte dal Compendio dei processi del Sant’Uffizio. In esso si accenna a libri luterani che si leggevano in casa di Pole e alle istruzioni che questi dava ad alcuni frati affinché predicassero le dottrine luterane.
Secondo Romeo de Maio, il circolo di Viterbo non aveva proposte reazionarie, erano conservatori che non voleva toccare l’arcaica struttura ecclesiastica né la dottrina, ma proponevano un diverso modo di porsi davanti ai problemi della vita e della società. Nonostante questo, molti di loro furono processati per eresia.
Per il Pole, Michelangelo aveva eseguito una Pietà, come testimonia una lettera inviata al vescovo di Fano al cardinale Gonzaga nel 1546. Michelangelo, infatti, frequentò il Pole e la sua cerchia. Ma egli era in contatto con Viterbo già da prima, da quando il fratello vi si era rifugiato, dopo la morte del Savonarola, insieme ad altri piagnoni.
Anche Sebastiano del Piombo mantenne stretti legami con il Pole e l’ambiente viterbese. Tali rapporti sono testimoniati dalle opere che l’artista eseguì per la città: la Pietà e la Flagellazione, e molti ritratti a Vittoria Colonna, che faceva parte del gruppo di Pole.
Comunque, Michelangelo non fu processato per sospetto di eresia e ciò può essere interpretato come segno di cautela verso una figura che suscitava riverenza e timore e la sua opera era frutto di un intellettualismo complesso tale da essere giudicata impenetrabile dalla massa e quindi neutralizzata. Anche se venne accusato da un anonimo fiorentino di luteranesimo e fu aspramente criticato per i nudi della Sistina.

Tratto da ARTE MODERNA di Gabriella Galbiati
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