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L'architettura di Giuseppe Valeriano

L'architettura di Giuseppe Valeriano



Per quanto riguarda l’architettura, il Valeriano fu sempre legato alla pianta a navata unica e croce latina, tipica della Controriforma, tanto che nella chiesa di Trigueros egli ridusse a croce latina la pianta a croce greca già progettata.
Il suo michelangiolismo cubizzato, appreso già a Roma, trovò all’Escorial gli svolgimenti più aggiornati e compiuti e quindi la possibilità di un più integrale innesto con la Controriforma.
Nel 1580 tornò in Italia e a Recanati eseguì nella chiesa di San Vito la Crocifissione. Tale dipinto è la prova del suo processo di riduzione e spersonalizzazione della forma michelangiolesca fino all’estremo limite. La prima cosa da rilevare è che esso si ispira al famoso disegno che Michelangelo fece per Vittoria Colonna, che ebbe grande influenza sui michelangioleschi del Cinquecento.
Il linguaggio cubizzante nel dipinto di Recanati è evidente di origine michelangiolesca: le forme sono semplificate nella loro abnorme corposità e si raggelano nello statico disporsi dei gesti fissati dalla prassi devozionale. Le gamme di colori sono acutissime e non più oscure come nelle opere giovanili.
Nel 1581 è richiamato a Roma, dove fu impegnato nella fabbrica del Collegio Romano, la cui facciata risponde a una concezione estremamente razionale, che si rileva nella simmetria con cui si spartiscono le superfici e le aperture delle finestre, nella nitida, precisa scansione di lesene e riquadri, nelle rientranze ricavate dal taglio degli spigoli, nella ricerca di una luminosità chiara e distesa, che deriva dal modo in cui i piani geometrici si offrono alla luce.





Il forte accento michelangiolesco è presente soprattutto nelle due porte, che richiamano le finestre dell’abside di San Pietro.
Solo la chiesa e il collegio di Napoli hanno un particolare interesse, a causa delle analogie che hanno con l’Escorial. Il Taylor sostiene che essa sia una parafrasi dell’Escorial e mostra l’analogia anche tra il Collegio Romano e quello Napoletano.

Tratto da ARTE MODERNA di Gabriella Galbiati
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