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Spaccio della bestia trionfante, G. Bruno

Spaccio della bestia trionfante, G. Bruno


L’uomo e il suo agire costituiscono l’oggetto dell’indagine condotta nello Spaccio della bestia trionfante. Per Bruno, l’uomo si distingue dagli altri enti che popolano l’universo in quanto può rendersi partecipe dell’opera della natura. Egli dispone di organi e strumenti di cui gli altri enti sono privi, come l’intelligenza e la mano. L’operosità intellettuale e manuale è ciò che rende umana la vita dell’uomo, che gli permette di farsi esso stesso Dio. L’operosità è la virtù umana per eccellenza. All’opposto, si trovano l’ozio e la rassegnazione come i vizi più gravi e fanno rassomigliare l’uomo ad un bruto. Essi sono i mali, cioè la bestia che deve essere spacciata, o meglio scacciata dal mondo. Bruno riprende anche la concezione pitagorica della metempsicosi, nell’essere trasformato in una bestia, nel vedersi incarcerato dopo la morte in un corpo animale. Tali trasformazioni si configurano come una forma di giustizia, come espressione provvidenziale atta a collocare ciascuno dove merita. Questa posizione è un’altra ragione di contrasto con i dottori inglesi perché contraddice uno dei capisaldi del protestantesimo, che esclude la salvezza per mezzo delle opere. Ma si contrappone anche al cristianesimo che predica l’ascolto passivo e obbediente della parola e la rassegnazione e dove l’operosità intellettuale e manuale non viene esaltata. Secondo il filosofo, la storia umana, come ogni evento, è sottoposto alla contrarietà. Vi sono fasi in cui la civiltà umana fiorisce come vi sono periodi funesti. Ciò non significa che la storia sia un eterno ritorno di situazioni uguali che si sono già verificate nel passato. Le situazioni sono sempre variamente differenti. Vi è però una ciclicità, che porta il mondo a conoscere periodi di fioritura, giovinezza, e di decadenza, vecchiezza. Nella antica civiltà dell’Egitto, Bruno riconosce la civiltà più prospera e felice dell’umanità. In essa infatti regnava giustizia. La società beneficiava dell’operosa concordia dei cittadini, ciascuno dei quali si dedicava alle proprie occupazioni. Ciò era possibile perché il popolo era orientato da una religione che valorizzava le opere della mano e dell’ingegno. Il protestantesimo è l’ultima fase del ciclo cominciato da Cristo e Paolo. Lutero è l’angelo del male ma nel ritorno alle origini cristiane comunque non c’è riscatto. Il cristianesimo è una cattiva religione , in quanto il suo messaggio non sollecita a compiere azioni utili all’umanità ma invita alla rassegnazione e all’ascolto. All’orizzonte Bruno però intravede una nuova età felice, di cui lui, Mercurio, è il messaggero.

Tratto da CONTRORIFORMA E SECONDO 800 IN LETTERATURA di Gabriella Galbiati
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