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Il concetto di minimo consenso nelle teorie economiche


Il concetto di pubblico interesse è strettamente correlato a quello di minimo consenso che è necessario per operare in una democrazia. Questo consiste nell’accordo implicito con la preponderanza delle persone che consiste in due aree principali: la prima riguarda le regole base di condotta e di presa di decisioni che dovrebbero essere seguite in una società; la seconda riguarda i principi generali concernenti le fondamentali politiche sociali che un governo dovrebbe seguire.
Il fatto che non tutti seguono sempre queste regole non sminuisce o invalida la loro fondamentale importanza, infatti in una società pluralistica vi è spesso disaccordo riguardo questi valori.
Tra i vari tipi di regole che formano parte di questo minimo consenso ci sono certamente quelle della condotta personale e quelle della condotta politica.
Condotta personale: queste regole derivano dal codice generale di moralità professato dalla maggioranza della società. Nelle nazioni occidentali, molte di queste regole di condotta personale sono legate al credo religioso (vedi i 10 comandamenti).
Condotta politica: queste regole, invece, derivano dalla costituzione scritta o tradizionale e sono parte della cultura di base di una società tramandata di generazione in generazione. In poche parole, queste regole costituiscono una specie di “contratto sociale” da cui le persone prendono ed apprendono i valori.
Un’altra parte di questo minimo consenso è costituita da quella vaga immagine di buona società che agisce per prevenire eventuali danni a sé stessa.
Tuttavia ci deve essere accordo circa la natura di base della politica sociale in una democrazia se questa vuol funzionare bene, giacché senza accordo non si riesce a mantenere sufficiente stabilità politica.
Accordo in quanto posizioni troppo radicali, senza un accordo portano alla guerra civile ed accordo perché in un governo guidato da una coalizione, se non c’è accordo nella coalizione stessa non si riesce a governare.
Essenzialmente, quindi, il consenso include parte di quei valori di base che sono la struttura di una società democratica, sebbene questi valori possano essere solo di facciata nel campo della condotta personale e del credo politico.
Consideriamo ora la relazione tra il minimo consenso ed il pubblico interesse: è chiaro che in qualsiasi società una politica governativa non può essere nel pubblico interesse se questa contraddice qualche elemento della struttura basilare di valori che definisce una società come tale. Così in una società democratica nessuna politica può essere nel pubblico interesse se viola quella porzione di minimo consenso riguardante le giuste regole di condotta ed il credo politico in quella società.
Attraverso questa definizione possiamo ora dedurre il seguente principio:
nessuna cosa che nel lungo termine risulta dannosa per la maggioranza dei cittadini può essere vista nell’ottica del pubblico interesse, a meno che questa non risulti essere essenziale per la protezione di quei diritti individuali inclusi nel minimo consenso.
L’impegno personale alla prosecuzione delle regole espresse nel minimo consenso, implica che ogni cittadino debba sacrificare i suoi interessi a breve termine se tali interessi richiedono azioni o politiche dannose per la sopravvivenza della democrazia.

Tratto da RESPONSABILITÀ DEI MEDIA di Marco Cappuccini
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