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La rivoluzione industriale alla fine del 1700


Tra il 1750 e la prima metà dell’800 una parte dell’Europa centrale fu investita da una grande trasformazione nelle basi dell’economia, nell’ordine sociale, nei modelli di vita. Nel suo epicentro, l’Inghilterra, l’origine del processo fu la trasformazione della vecchia manifattura del cotone in sistema di fabbrica ma ci furono poi anche progressi notevoli nei settori dell’industria tessile e in quelli metallurgico e meccanico. Un contributo decisivo alla grande trasformazione fu dato da un insieme di innovazioni tecnologiche: la sostituzione delle macchine all’abilità e alla fatica umana; la sostituzione di fonti artificiali di energia a quelle animali, umane o naturali. La rivoluzione industriale portò a un aumento della produttività e del reddito individuale, migliorò le condizioni di vita e l’equilibrio tra popolazione e risorse, trasformò il volto delle città europee. Ma ebbe anche i suoi costi: lo sfruttamento coloniale da parte delle grandi potenze economiche e delle più forti compagnie commerciali fu più intensivo per rispondere alla domanda di materie prime delle fabbriche; nei primi decenni il sistema di fabbrica potè svilupparsi e garantire margini più ampi di profitto e accumulazione grazie all’assenza di regole e di norme di tutela per i collaboratori; fu sfruttato il lavoro di donne e bambini; si accentuò il divario tra paesi industriali più ricchi e meno ricchi.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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