Skip to content

Atene nell'epoca classica


Ad Atene la dinamica della vita economica è più articolata: finisce per contrapporre l’aristocrazia al popolo. La ricchezza è concentrata nella classe aristocratica detentrice di vaste proprietà. Lo stato di guerra in cui si trovano le città-stato l’una contro l’altra armata accentua questo fenomeno con un progressivo indebitamento degli artigiani e contadini i cui campi finiscono per passare agli aristocratici mentre i proprietari diventano servi.
Dai conflitti nati da questa situazione nasce la prima riforma della costituzione aristocratica di Atene: fu promossa da Solone nella seconda metà del V secolo. Libera il popolo e vieta i prestiti in cambio della libertà personale, stabilisce leggi e taglia i debiti pubblici e privati. C’erano 4 classi distinte per censo:
1. pentacosiomedimmi
2. i cavalieri
3. gli zeugiti
4. i teti
le classi più ricche erano rappresentate da chi possedeva un reddito di 500 misure di prodotti solidi o liquidi, quella media da 300, poi dai contadini che avevano una coppia di buoi per lavorare la terra e infine dai lavoratori liberi che non potevano comprarsi le armi.
Le cariche pubbliche erano attribuite alle prime due classi. Ai teti era garantita la partecipazione all’assemblea e la possibilità di essere eletti in tribunale.
Ne “le opere e i giorni” esiodo aveva proclamato il valore centrale della giustizia, dike, quale divina potenza tutrice che difende i diritti degli oppressi e dei deboli contro la sopraffazione, la Hybris dei potenti: la prosperità della polis dipendeva dal rispetto della giustizia mentre la sua violazione avrebbe portato lutti e rovine alla città come conseguenza della punizione divina.
La punizione non data tanto dalle pene previste dal legislatore che possono essere facilmente eluse da parte dei ricchi e potenti ma le conseguenze negative cadranno sull’intera città coinvolgendo tutti con l’avvertenza che chi più ha, ha più da perdere. Le lotte sociali rendono sempre più grave la miseria del popolo e sono la conseguenza della violazione della giustizia e del diritto. Solone è convinto che la giustizia, eunomia, punisce sempre chi l’ha violata. Il corso degli avvenimenti umani è regolato da una legge di compensazione per cui a coloro che hanno avuto troppo verrà tolto il più, che sarà dato a quanti hanno avuto meno. Il problema della giustizia si risolve per Solone nella consapevolezza che esiste una misura che fissa ciò che è dovuto ad ogni membro della polis e che indica nel contempo i limiti di tutte le cose. La misura e il limite sono i principi essenziali a cui deve continuamente ispirarsi l’eunomia e sui quali si basa l’organizzazione politica della comunità. La politica si riduce alla consapevolezza di questa ideale misura. È sulla base di questo principio che Solone limita la potenza dell’aristocrazia e dei ricchi, libera i campi dei contadini dagli alti interessi e vieta che la libertà personale del povero possa essere soppressa dalla ricchezza. Conferisce alle classi meno abbienti tanto potere da impedire sopraffazioni dell’aristocrazia e dispone la costituzione in modo le la proprietà sia garantita e gli aristocratici non siano distrutti dalla hybris (lo spirito e la volonta della sopraffazione che rompe l’equilibrio della distribuzione dei beni materiali e morali e la eunomia)

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.