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Marsilio Da Padova - Defensor Pacis


1275 – 1343 - Enuncia la grande polemica tra impero e chiesa che sarà poi ripreso dalla riforma Luterana.
Considera la pace con riferimento alla prosperità dei popoli e al benessere dei cittadini. La pace è insidiata dalla discordia che può generarsi tra gli uomini. La causa in Italia è rappresentata dalla chiesa e dalla sua pretesa di esercitare una giurisdizione suprema nell’ambito dell’ordine temporale.
All’imperatore spetta il compito di garantire e assicurare la pace. È proprio l’imperatore il defensor pacis contro la pretesa ecclesiastica di dominio temporale che è la costante insidia alla pace.
Bisogna riportare i due ordini, spirituale e temporale ai propri confini.
L’unità che fa sussistere lo stato come entità reale deve essere riferita alla coordinazione di tutte le parti che costituiscono il corpo politico a un unico fine. È il governo che realizza l’unità della società politica.
La forma migliore di governo è la monarchia elettiva che governa nel rispetto della volontà dei cittadini. Si riferisce alla politeia come costituzione fondata sul consenso dei liberi che si alternano al potere. I principi fondamentali di un giusto governo devono essere: l’elezione del governante da parte dei governati, l’esercizio del potere secondo la volontà dei cittadini. Il tiranno è chi governa contro la volontà dei suoi sudditi.
La legge è il risultato della collaborazione di un gran numero di individui che formano le norme che devono regolare il comportamento dei singoli della società finalizzandolo all’utile della comunità. La legge è la regola mediante cui deve essere realizzata la giustizia civile.

La legge trova la sua causa efficiente nella volontà del legislatore umano che la definisce secondo le esigenze dello stato.
La libertà consiste nel non essere costretti a sottostare al comando altrui. Il cittadini sarà libero quando dovrà obbedire al comando di una legge la cui approvazione ha partecipato. Il comando della legge non è l’espressione di un’autorità che sovrasta tutto e tutti ma si riduce al comando che i cittadini rivolgono a se stessi.
Fonda la giuridicità della legge su due presupposti: che venga obbedita dalla maggioranza dei cittadini e che sia munita di una sanzione che obbliga all’obbedienza. La forza fa valere il comando contenuto nella norma. La forza deriva dalla coesione di tutte le parti che costituiscono la comunità politica.
La forza si esprime come istituzione nel governo che è il principio attivo del movimento di tutto il corpo politico. La forza, il potere, il governo sono principi e istituzioni temporali, umani che trovano la loro giustificazione solo in questa dimensione e non in coloro che si definiscono sul piano soprannaturale della religione.
L’organizzazione politica della città è predeterminata dalle leggi e il potere è esercitato nell’ambito delle leggi.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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