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Constant 1767 – 1830: contributi liberali alla carta costituzionale

Constant 1767 – 1830: contributi liberali alla carta costituzionale

Fine dell’impero napoleonico. Si vuole restaurare l’antico regime. Ritorna Luigi XVIII che concede una carta costituzionale: il monarca, capo dell’esecutivo, nomina il governo. Il potere legislativo era diviso in due camere: quella dei deputati e quella dei pari. Il potere giudiziario ai giudici. Si formarono alcuni partiti: gli ultrarealisti formati da aristocratici emigrati, che lottarono per la restaurazione degli antichi privilegi nobiliari; gli indipendenti tra cui Costant che cercarono di dare un contenuto più liberale alla carta: i dottrinari che volevano una monarchia costituzionale.
Con Filippo d’Orleans, dopo i cento giorni ecc.. la costituzione fu riformata in senso liberale: la camera ebbe diritto di iniziativa legislativa, si abolì l’ereditarietà della camera dei pari, si riformò la legge elettorale con la riduzione del censo e il corpo elettorale fu allargato alla classe media.
Costant fu uno scrittore della restaurazione e si impegnò per dare un contenuto liberale alla carta costituzionale del 1814.
Voleva trovare il principio su cui fondare un ordinamento politico in grado di cogliere le esigenze di rinnovamento espresse dalla rivoluzione e di garantire i cittadini da qualsiasi forma di oppressione. Si dovevano comprendere i motivi per cui la rivoluzione era passata attraverso l’esperienza del terrore e si era conclusa con un ordinamento gerarchico militare.
Ritiene che nel corso di questi avvenimenti si era espresso un sentimento di individualità e libertà che è il presupposto sul quale deve essere organizzata la società e lo stato.
Vuole difendere l’individualità in tutte le sue manifestazioni.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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