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La morte di Cavour - 1861 -



Il 6 giugno 1861 moriva a Torino il conte di Cavour, la classe dirigente moderata perdeva così il suo leader, i suoi successori si attennero alla sua politica: rispetto delle libertà costituzionali, liberismo in campo economico, laicismo in materia di rapporti tra Stato e Chiesa. Il nucleo centrale del gruppo dirigente era costituito da Piemontesi, a essi si erano uniti i gruppi moderati Lombardi, Emiliani e Toscani. Minore era la rappresentanza delle regioni Meridionali. Nei primi parlamenti dell’Italia unita la maggioranza si collocava a destra, in realtà essa costituiva più un gruppo di centro moderato; la vera destra si era infatti auto esclusa dalle istituzioni del nuovo Stato, in quanto non ne  riconosceva la legittimità. Un fenomeno analogo si verificò nella sinistra democratica: i Mazziniani e i Repubblicani rifiutarono di partecipare all’attività politica ufficiale. La sinistra si appoggiava su una base sociale più ampia e composita (piccoli e medio borghesi delle città), nei primi anni dopo l’unità la sinistra si contrappose nettamente alla maggioranza moderata facendo proprie le rivendicazioni della democrazia risorgimentale: il suffraggio universale e soprattutto il completamento dell’Unità. La legge elettorale piemontese estesa a tutto il regno concedeva infatti il diritto di voto solo a quei cittadini che avessero compiuto i 25 anni, sapessero leggere e scrivere e pagassero almeno 40 lire di imposte l’anno. Nell’assenza di partiti la lotta politica si imperniava su singole personalità più che su programmi definiti. Gli uomini della destra storica si distinsero per onestà e rigore, tanto da costituire da questo punto di vista un esempio mai più superato nella storia dell’Italia.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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