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L’etnismo genocidiario del dopo guerra fredda e la nascita di una giurdizione internazionale permanente


Con la fine della guerra fredda è scomparso il mondo bipolare cioè la soluzione ideologica dei conflitti periferici e sono riaffiorate le vecchie fratture. Il crollo delle ideologie e dell’universalismo è stato accompagnato dall’emergere dei particolarismi e della conseguente riaffermazione della storia, della cultura, della religione e dell’etnia. Questa nuova esigenza di identità ha moltiplicato la crisi e i conflitti regionali soprattutto dove convivono civiltà diverse. Ma la fine della guerra fredda coincide anche con una perdita strategica, quella del nemico ideologico e geopolitico; con l’improvvisa scomparsa della figura del nemico si è creato un nuovo rapporto con l’altro: l’alterità è passata dall’esterno all’interno di società i cui legami comunitari si stavano già progressivamente allentando. Lo spostamento della figura dell’altro all’interno di società in preda al depauperamento, all’anarchia e al disorientamento ridesta d’altro canto rivendicazioni o controversie sepolte nella storia e nella memoria collettiva dei popoli.

Tratto da IL SECOLO DEI GENOCIDI di Filippo Amelotti
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