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I successori di Roosevelt e il messianismo di Wilson


Dopo Roosevelt gli USA intervennero pesantemente in America latina e agirono come esattori dei debiti internazionali di questi con il resto del mondo come accadde nel 1905 quando dietro le pressioni di Washington la Repubblica Dominicana accetto il controllo statunitense sulle proprie finanze.
Il successore di Roosevelt, William Howard Taft continuò ad adottare il suo corollario della Dottrina Monroe aggiungendo la colonizzazione non solo territoriale ma anche economica dell’America Latina.
Taft esercitò pressioni sule repubbliche latinoamericane perché sostituissero i capitali di provenienza europea con quelli statunitensi avvantaggiando anche gli istituti finanziari del suo paese.
La “diplomazia del dollaro” che per Taft voleva dire tutelare gli interessi industriali, commerciali e finanziari statunitensi, favorire più stretti legami economici tra USA e America latina, intervenire militarmente per assicurare l’operatività degli altri due elementi fu applicata in Nicaragua. Nel 1909 i banchieri americani si impossessarono di gran parte delle finanze del paese e quando nel 1912 scoppiò una rivolta contro il governo filoamericano, Taft inviò i Marines per proteggere i capitali là investiti.
L’obiettivo di Taft era instaurare il predominio economico e finanziario fondato sulle stesse regole seguite nei rapporti di affari e nelle transazioni effettuate a Wall Street. Sperava di trasformare le nazioni latine in tanti cloni della repubblica americana aventi stesse caratteristiche di democrazia, stabilità e autorità.
Il progetto di Taft si scontrò però con la dura realtà della povertà diffusa in vasti strati della popolazione sudamericana e con la detenzione del potere politico da parte di ristrette oligarchie pronte ad ostacolare la diffusione della democrazia.
Il presidente Woodrow Wilson voleva eliminare la diplomazia del dollaro e voleva trattare l’America Latina in termini di uguaglianza e onore ma la necessità di tutelare gli interessi economici e finanziari lo condusse a intervenire in Sudamerica con una frequenza maggiore di quella di Taft.
Pose però l’accento sui principi e sulla convinzione che l’America fosse destinata ad un ruolo di grandezza e di “faro” dell’umanità nel diffondere gli ideali di libertà. Wilson volle ammantare di veste ideale la tutela degli interessi nazionali considerandoli equivalenti al bene comune.
Fu Wilson, 80 anni prima di Bush a concepire l’intervento degli USA come sprone per l’avvento della democrazia liberale. Intervenì in Messico contro il presidente Huerta, colpevole di una politica brutale e di soppressione dei diritti civili, e ad Haiti dove impose l’ordine americano in un paese in preda al caos permanente.

Tratto da AMERICA LATINA E STATI UNITI di Filippo Amelotti
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