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Trattamento delle lesioni cartilaginee


Le possibilità di trattamento sono oggi svariate, il problema fondamentale sta nel fatto che questa cartilagine è un tessuto assolutamente selettivo e che non ha capacità rigenerative (non ha possibilità di essere ricreato).
In passato, nel momento in cui una lesione cartilaginea veniva riconosciuta ed era di piccola entità con le barbette, venivano fatti i cosiddetti interventi di shave, che significa fare la barba, quindi si andava con un apposito strumento a pulire queste frammentazioni di piccole dimensioni ma anche gli eventuali detriti che possono cadere all’interno dell’articolazione.
Però di fatto se se la lesione è di piccola entità un po’ di cartilagine rimane e quindi il danno non è eccessivamente esteso, il problema invece si crea nel momento che le lesioni sono grandi perché a quel punto non ha più significato la sola pulizia di shave, quindi nel tempo sono stati proposti diversi tipi di intervento alcuni dei quali oggi sono  abbandonati.
Siccome qualunque tipo di tessuto che si deve andare a ricreare, rigenerare nel nostro organismo viene ad essere mediato dalle cellule ematiche si pensava di fare arrivare il sangue a livello della cartilagine andando a perforare l’osso, andando a creare di fatto un danno più grande perché se la lesione era piccola con la condroabrasione la lesione si allargava, che cominciava quindi a sanguinare per cui si formava un coagulo per coprire il buco. Da questo coagulo in teoria doveva formarsi cartilagine, ma in realtà  solo in alcune situazioni piuttosto favorevoli si veniva a creare tessuto fibroso molto differente dalla cartilagine vera a propria.

Oggi le soluzioni sono:
- Innesti ostio-condrali: a livello del condilo femorale la cartilagine che li ricopre non è tutta soggetta a carico, (i condili femorali hanno un’estensione della superficie articolare che è molto maggiore rispetto a quella dei piatti tibiali e non tutto in effetti va incontro a carico, non tutto entra in contatto con la superficie del piatto tibiale), Hangody ha pensato di prendere la cartilagine nei punti non soggetti a carico con il tessuto osseo sottocondrale e di farne dei cilendretti da innestare dove c’è il buco; essendo un innesto osteo-condrale si va ad innestare cartilagine sopra e tessuto osseo sotto quindi ci sono  maggiori possibilità che il tessuto osseo sottostante possa innestare e dia nutrimento alla cartilagine sovrastante.  

- Innesti condrocitari: durante un intervento di artroscopia si fa un prelievo minimo della cartilagine, si prelevano dei condrociti che vengono portati in appositi laboratori dove vengono fatti proliferare, fino alla formazione di vere e proprie membrane condrocitarie della stessa persona, appena pronti questi preparati, innesti il soggetto viene sottoposto ad una seconda artroscopia e verranno applicati sulla zona di lesione.

- Impianto di cellule staminali: a livello completamente sperimentale

Tratto da MALATTIE DELL'APPARATO LOCOMOTORE di Irene Mottareale
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