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Fattori di rischio e prevenzione nella psicologia dell'educazione

Significa promozione di sviluppo – aiutare chi vive condizioni di rischio e aiutarlo ad attraversarlo.
La prevenzione è il nucleo forte della psicologia dell'educazione che è una psicologia della prevenzione perché educazione significa fare prevenzione. Prevenire significa promuovere lo sviluppo di competenze dell'latro per passare attraverso la condizione di rischio con meno traumi possibili. Anche nelle situazioni di rischio (malattia, tossicodipendenza, disagio sociale) si riesce a sviluppare "l'altro" con le proprie competenze e capacità che lo aiutano a superare la situazione negativa.
RISCHIO (oggi) è un fenomeno complesso che non può essere spiegato secondo una logica deterministica.
Varia tra individui con le medesime condizioni di rischio.
Varia a seconda delle persone , del momento, della situazione.
ELEMENTI DI VULNERABILITA' DEL SOGGETTO – Rischiosità della situazione

Rischio psicosociale – Integrazione tra una configurazione esterna sociale (territorio reale) e una configurazione interna soggettiva (territorio intimo)
La condizione di rischio nasce dall'incontro tra un evento critico e la vulnerabilità di quel soggetto.
In passato c'era la concezione del rischio come causa-effetto (un bambino abbandonato avrebbe sviluppato per forza esiti negativi).
Oggi non si pensa più così perché i percorsi evolutivi per soggetti a rischio possono portare esiti diversi. Si ha una prospettiva multifattoriale e probabilistica (diversi fattori che possono provocare la condizione di rischio e che probabilmente, ma non certamente, possono determinare il rischio).

LE PROSPETTIVE


- PROSPETTIVA DELLA CAUSALITA' MULTIFATTORIALE
Logica sommatoria che considera un numero consistente di variabili di natura genetica, costituzionale, ambientale ecc come determinanti del rischio.
Definizione di profili di rischio come produttori che ne individuano il grado

- PROSPETTIVA DELLA CAUSALITA' DIRETTA
Lo stesso evento rischioso genererà lo stesso disturbo in tutti gli individui
Gli stessi sintomi saranno causati dal medesimo "agente morboso"
I disturbi specifici che si presentano nell'infanzia possono essere associati alle stesse conseguenze in età adulta

- PROSPETTIVA PER MECCANISMI E PROCESSI (Rutter)
La resilence – risorsa interna attiene a tutte le sfere della persona
La protezione esterna
A volte le risorse non riescono a mobilitare, l'operatore deve aiutare l'altro a capire quali sono queste risorse per svilupparle e mobilitarle.
Le risorse di una persona sono come un airbag (prof. Di Balsio), quindi in una situazione di crisi dobbiamo aprire questa protezione per riuscire a superare nel migliore dei modi questa crisi. A volte si devono sviluppare delle risorse e competenze per cui ci vuole una protezione esterna.
Le risorse di protezione interna sono (vedi protezione nell'intervento educativo).
La protezione esterna deve aiutare trovare delle alternative (per esempio aiutare un bambino in ospedale).

Nella prevenzione si devono sviluppare queste competenze:
COPING ( fronteggiare una specifica situazione e trovare soluzioni)
ADATTAMENTO CREATIVO (l'adattamento è immediato cerco di capire le varie soluzioni e cerco quella più adatta al mio bisogno)
MECCANISMI INTERNI DI DIFESA
La prevenzione si deve esplicare sul piano di difesa interna ed esterna

PROSPETTIVA OLISTICO SISTEMICA
Prende in carico il sistema di riferimento del soggetto (per la trasformazione di questo, poi da qui mi rivolgo al soggetto) – Esempio se il soggetto a rischio è il bambino , vado a lavorare con la famiglia o la scuola ecc.

PROSPETTIVA CLINICO – FUNZIONALISTA
Prende in carico il soggetto a rischio (per la sola trasformazione del soggetto) per renderlo forte nella condizione di rischio

IL PROBLEMA DELL'INTERVENTO (Progettare un intervento)


E' una questione di natura epistemologica per la psicologia dell'educazione che si occupa dell'azione educativa, riguarda il rapporto tra l'azione educativa e il suo rigore metodologico Vi sono alcuni nuclei critici:
- la complessità delle variabili che orientano gli eventi e i contesti educativi.
- La continua evoluzione di queste variabili
- La poca funzionalità delle teorie per la lettura dei fenomeni – necessità di modelli – recupero le mie teorie le unisco a quelle che sono le mie idee ed esperienze e costruisco un modello di lettura che è unico per ogni educatore e si può trasformare, mentre le teorie no. I modelli sono delle lenti con cui poter leggere i fenomeni, questi modelli sono evolutivi e si trasformano. Oggi si lavora per modelli e non per teorie.

Per pensare all'intervento devo avere un modello di lettura priam di operare, recuperando i concetti chiave delle teorie più importanti relative al problema, le coniugo con le mie esperienze, le mie convinzioni, ed elaboro coerentemente un mio modello.
Leggere il fenomeno
Come devo andare ad operare.

Le metodiche da una parte assicurano il rigore dell'azione per ciò che attiene al piano del prodotto, dall'altra parte le metodiche ci aiutano ad attivare la trasformazione, e ad attivare gli esiti di prevenzione. Questa è una possibile strategia che consente alla psicologia dell'educazione, nel suo contestualizzarsi come intervento di gestire i nuclei di criticità.

LE METODICHE


Sono delle strategie per fare un intervento educativo
Esitano da un percorso euristico che si sviluppa in tre fasi, assumendo il criterio dell'integrazione tra sociale e individuale, tra pluralità e unicità, che si sviluppa all'interno di un conflitto tra il bisogno di conservazione (stabilità del modello) ed esigenza di cambiamento e di trasformazione che l'emergenza pone all'operatore:
MODELIZZAZIONE Costruzione del modello (teoria + esperenzialità)
OPERAZIONALIZZAZIONE Legame tra modello e operatività, ricerca degli indicatori e fattori del modello
OPERATIVITA' la procedura
Avere delle metodiche a disposizione – strategie d'intervento- risponde a un bisogno degli operatori di sentirsi sicuri sul proprio lavoro – Risponde ad un nostro bisogno interno. Senso di sicurezza per fare interventi rigorosi e il rigore dipende dalla complessità del problema.
La rigorosità non è rigidità , è dare dei paletti all'intervento , si possono apportare delle variazioni in itinere e si sanno gestire i correttivi degli interventi
Negli interventi ci sono sempre dei correttivi e tutte le volte che noi utilizziamo delle metodiche dobbiamo indicare dei correttivi:
a. quelli che si mettono in pratica quando nasce un problema (correttivi retroazione nell'ottica del Feed Back) e si indicano nel progetto
b. quelli che non possiamo prevedere (correttivi pro-attivi) quanto più scrivo i possibili correttivi da attivare, tanto più ci sarà facile cambiare il percorso del progetto quando sorge il problema
Correttivi (variabili intervenienti)

LE METODICHE SONO DI 3 TIPI:

- Le metodiche laboratoriali: LABOR e LA.E (laboratori esperenziali)

- Le metodiche di gruppo : FOCUS GROUP, GROUPE PAROLE, FORUM

- Le metodiche cooperative: cooperative-learning

Ci sono delle caratteristiche trasversali a tutte le metodiche ed hanno 4 funzioni in comune in base alle quali la nostra diventa una relazione d'aiuto, la metodica, infatti, è un intervento interattivo.

1. Assessment – percorso di ricerca dei punti di forza di una persona (caratteristiche predominanti di una persona) Le metodiche svolgono funzioni di Assessment perché ci permettono di scoprire i punti forti delle persone perché su questi punti andiamo a far leva per sostenere le debolezze, un modo di potersi agganciare all'altro su una cosa che lo caratterizza.

2. Ascolto – Un educatore che ascolta attraverso l'intervento educativo sta effettuando un azione di riconoscimento reciproco (riconoscere l'altro con i suoi pensieri, le sue difficoltà) ascoltare vuol dire dare una spazio all'altro per potersi riconoscere, accoglienza dell'altro con tutta la complessità, accompagnare l'altro durante il percorso laboratoriale sostenendolo nei momenti di difficoltà.

3. Supporto
- Cognitivo il laboratorio offre informazioni, conoscenze, risposte, stimoli, orientamento a trovare soluzioni
- Relazione ci sono almeno un conduttore e l'altra persona
- Ludico le metodiche spesso utilizzano segmenti di giochi e le metodologie chiedono sempre ai soggetti di mettersi in gioco (nel pensare,nel dubitare, nel creare)
- Emotivo – all'interno delle metodiche le persone esprimono le proprie emozioni

4. Protezione – Nelle metodiche da una parte conteniamo il soggetto e dall'altra, con le attività che si propongono, provochiamo il suo cambiamento. E' il contenimento del tempo, dello spazio (lezione che dura 1 ora, il cortile che consnete di metersi in cerchio) Conteniamo nel senso che mettiamo dei paletti: orario, spazio (disposizione spaziale di contenimento), l'operatore, la cui funzione è quella di dargli delle consegne di volta in volta come si fa e come si deve fare.
C'è un rischio, se si smuovono nei soggetti delle cose e non si sanno gestire si vengono a provocare danni per il soggetto.

FUNZIONI PRINCIPALI DELL'EDUCATORE


L'educatore deve svolgere tre funzioni:
Animatore – agevolare la produzione degli altri – animare (funzione materna)
Tutor – sostegno pari, compagno di gioco, di studio, del comites (compagno)
Conduttore dà delle conoscenze all'altro, guidando le attività - funzione paterna
Non sempre è facile distinguere queste figure quando stiamo agendo.

CARATTERISTICHE DELLE METODICHE


Sono orientate da 3 prospettive:
- Trasformativa vuol dire che le metodiche cercano di attivare trasformazione di comportamenti, di atteggiamenti, di idee e rappresentazione delle persone.
- Formativa vuol dire che vengono sviluppate capacità e competenze e si valorizzano sia competenze di base (comunicare, diagnosticare, affrontare), che competenze trasversali che sono quelle competenze educative che a prescindere dai tipi di studi, dall'ambiente ecc. tutti noi dobbiamo sviluppare e hanno a che fare con il proprio grado di relazionarsi con se stessi e con gli altri e sono comunicare, diagnosticare, approntare. Le competenze di base sono quelle che bisogna avere per poter svolgere una specifica attività.
- Produzione perché mettono i soggetti in grado di produrre quello che hanno acquisito. Produzione significa che la realizzazione dei prodotti è la testimonianza della bravura e della creatività dei soggetti quindi si sviluppa la fantasia e l'operatività del soggetto.

LE METODICHE LABORATORIALI

Vengono validati nel corso del tempo, hanno un proprio paradigma e una propria procedura.

IL LABOR ha lo scopo di rinforzare i contenuti disciplinari e quindi la gestione di un compito l'operatività

Caratteristiche:

FASE 1 Comunicazione

A/1 – narrazione del percorso
B/1 – stimolo

FASE 2 Operatività

A/2 – motivazione al compito
B/2 – Analisi del compito
C/2 – Pianificazione del compito
D/2 - Realizzazione del compito

FASE 3 Ragionamento

A/3 – Metacongizione sul percorso – che cosa ho fatto
B/3 – Metacognizione sul prodotto – come l'ho fatto
Si va a rivedere quello che ho fatto e cosa ho prodotto – Ragionare e aiutare i soggetti a trasformare le altre situazioni. Quindi riflessione sul prodotto, sui processi cognitivi attivati, sui riflessi che hanno nella vita pratica.

LA.E – LABORATORI ESPERENZIALI

IL LA.E riguarda il rapporto tra il soggetto e se stesso e tra se e l'altro, è uno spazio della mente legato alle trasformazioni mentali, molto adatto a lavorare sui contenuti educativi in tempo- spazi - attività.

E' uno spazio protetto, di intervento, di riflessione, di ricerca, attenzione verso i soggetti, alla persona nella sua globalità rispetto al suo territorio più intimo, dove è protagonista la soggettività e non il gruppo che è uno strumento per lavorare con il singolo che si confronta e si sviluppa.

E' un tempo privilegiato per tutti i soggetti coinvolti per potere cogliere un'opportunità di cambiamento, spazio che consente di potere andare oltre la realtà, creativo perché usa nuovi significati.
C'è un rischio che è quello di lasciarsi prendere da tutto questo in termini di emozioni- isolamento e qui l'educatore ha un ruolo fondamentale: deve cercare di coinvolgere tutti.
E' un luogo di convivenza dove si insegna a vivere con gli altri, e' il luogo per eccellenza delle pari opportunità.

LA.E:
Rischio, avventura, gioco, persona, modelli, crescita, esperienze, gruppo, saperi, disorientamento, orientamento, attività, prodotto ignoto

ESPERIRE
e/di conflittualità all'interno di un percorso aventuroso

Il laboratorio è uno spazio di gruppo che fa crescere ogni persona, attraverso attività, anche di gioco che consentono di costruire e produrre.
Nel laboratorio si corre il rischio di disorientamento legato all'attivazione di forti emozioni e di conflittualità all'interno di un percorso avventuroso

CATEGORIE FONDANTI IL LA.E. (basi epistemologiche)

- Soggettività
- Esperenzialità
- Comunicazione
- Progettazione
- Formazione intesa come animazione

Se non ci sono queste categorie epistemologiche non c'è un LA.E.

1. PROBLEM FINDING ricerca
2. PROBLEM SOLVING
3. SVILUPPO

SCALETTA DEL LA.E (percorso mentale e le fasi sono consequenziali

a. Lettura contingente del contesto
b. Criterio di lettura relativo al fenomeno
c. Possibili implicazioni
d. Scelta di una implicazione
e. Motivazione della realtà
f. Come si è arrivati alla realtà
g. Recupero dei collegamenti
h. Ricerca esiti e/o indicatori
i. Definizione

Questa scaletta è riconducibile tutte e tre le fasi
1. PROBLEM FINDING - Si va alla ricerca delle caratteristiche del problema da affrontare
2. PROBLEM SOLVING -Alla luce di queste scoperte le persone, nel problem solving sono messe in condizioni di risolvere questi problemi.
3. SVILUPPO Alla luce dell'aver affrontato i problemi, nello sviluppo, parte creativa, i soggetti sono chiamati a produrre insieme al gruppo qualcosa di nuovo.

Ogni tempo si conclude con una definizione della situazione problematica

Tratto da PSICOLOGIA DELL'EDUCAZIONE di Salvatore Galluzzo
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