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La rinascita del dissenso: Giovanni di Salisbury


4.1 Il Medioevo è stato troppo spesso considerato un periodo “chiuso”, dal punto di vista politico, a ogni ipotesi volta a mettere in crisi l’autorità precostituita. Questo è vero nei secoli V-X, dominati da un’insicurezza che portò a un bisogno di difesa e di un governo forte. In seguito, però, si gettarono le basi delle future società liberali: Giovanni di Salisbury vive questo trapasso al bisogno di un’autorità con particolari prerogative e limiti, presentando elementi di tradizione e innovazione.

4.3 Giovanni di Salisbury vive il contrasto fra potere temporale e spirituale: fra i due, da ecclesiastico, privilegia quello religioso, ma ne critica le immoralità, mostrandosi come un “uomo di transizione”. Riprende il discorso sui limiti del potere, ma è contrario all’applicazione della giurisdizione secolare ai membri del clero, cui riserva una giustizia ecclesiastica.

4.4 Egli, tuttavia, si pone in linea col pensiero ecclesiastico del tempo considerando l’autorità politica dipendente da quella religiosa, rifacendosi al pensiero teologico dei Padri della Chiesa (Agostino), considerando i tiranni ministri di Dio (puniscono i malvagi). Soprattutto, vede la politica legata alla morale: è legittimo l’uso della forza per governare, ma sempre nell’ambito della legalità e della moralità.

4.6 Il re e il tiranno non si differenziano per motivi etici, ma per il loro rapporto di fronte alla legge. Giovanni, infatti, testimonia del recupero inglese del diritto romano, inteso alla maniera di Cicerone, cioè come emergente concretamente dalla storia umana, in base alla quale si giustifica anche il tirannicidio (per liberare il popolo e poter servire Dio). Diritto e storia vanno di pari passo.

4.9 Lo scopo del potere politico è il benessere pubblico, ma questo non deve giustificare nessuna azione tirannica (≠ Hobbes): il benessere non può esistere con un tiranno che non rispetta la legge, si trova nella conoscenza della verità e nell’esercizio della virtù.

4.10 I mutamenti, in politica, avvengono non a caso, ma perché si creano delle precise situazioni determinate dall’agire umano. Per questo, sono necessarie capacità e lungimiranza per tenere lontano il pericolo dell’avvento di tiranni, che non può essere certo imputato alla sfortuna, ma alle vicende umane che hanno disposto questo avvenimento.

Tratto da LA SOCIETÀ APERTA E I SUOI AMICI di Luca Porcella
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