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La laicitá della politica in Tommaso d’Aquino


5.1 Tommaso d’Aquino formula, per la prima volta nel Medioevo, un modo laico di intendere la politica: essa è distinta dal momento religioso, il quale non ingloba tutta la vita dell’uomo. La dimensione politica è la dimensione della concreta umanità, in cui vivono tutti coloro che tentano di realizzare la propria razionalità: per questo, non ci si può limitare a esaltare la perfetta vita cristiana, a meno di negare la comune reale umanità degli uomini.

5.2 Nessuna autorità politica può soddisfare pienamente l’uomo e realizzare del tutto la sua natura: per questo, nessun potere politico può inglobare completamente in sé la vita dell’individuo e dichiararsi a lui superiore.

5.3 La natura sociale dell’uomo consiste in una lenta affermazione della razionalità che trova espressione nelle leggi: esse, in quanto regolano la vita di un popolo, misurano il suo grado di sviluppo, e per questo devono essere sempre conosciute da chi voglia partecipare alla vita del proprio Stato. La conoscenza delle norme è la condizione fondamentale per il vivere civile, innanzi tutto perché la legge stessa è espressione della fondamentale razionalità che domina tutta l’opera di Tommaso.

5.5 Tommaso elogia l’imperfezione umana, che permette che ci sia il dinamismo necessario per la vita degli organismi sociopolitici: la legge naturale pone dei principi che non sono direttamente propri dell’uomo, che invece ha bisogno di una positività che solo le leggi umane (frutto del divenire storico di una civiltà) possono dargli. Allo stesso tempo, la legge naturale può mutare in virtù della volontà di “promozione umana”, che dipende dall’agire dei singoli orientato al raggiungimento del benessere.

5.6 La legge non è statica, ma può cambiare e accompagna lo sviluppo della vita, ma non per questo è debole: per essere cambiata, occorre che l’intera comunità ne tragga vantaggio, quindi che il bene comune aumenti realmente. La prosperità massima si ha quando tutto il popolo manifesta il proprio consenso alle leggi, osservandole e adattandovisi spontaneamente.

5.7 Per Tommaso, la migliore forma di governo è quella mista, poiché in essa ogni parte sociale contribuisce a formare la legge, anche se è necessario che i cittadini posseggano un’elevata virtù civica.

Tratto da LA SOCIETÀ APERTA E I SUOI AMICI di Luca Porcella
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