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Goffman - Caratteristiche delle équipes


Una rappresentazione non è solo una estensione espressiva del carattere dell’attore, perché egli, ad esempio, può mostrare una certa facciata, coerente con il compito svolto, ma differente dal suo carattere e dalla sua vita privata.
Spesso si agisce su una scena più vasta, quella che porta il singolo attore a far parte di una équipe (complesso di individui che collaborano nell’inscenare una singola routine), in cui la rappresentazione di ognuno è parte di una rappresentazione più ampia, e per questo le rappresentazioni singole devono funzionare bene affinché quella dell’équipe funzioni a sua volta (può anche darsi che ogni membro dell’équipe debba mostrarsi sotto una luce diversa). Chiaramente, i diversi ruoli nell’équipe possono variare a seconda di chi è presente, per dare impressioni differenti o per adattarsi ai modelli di comportamento generalmente riconosciuti in una società (es: équipe matrimoniale). Lo studio delle rappresentazioni deve tener conto delle équipes, perché in molti casi non è possibile ricondursi alla rappresentazione di un singolo, essendo troppo importanti le relazioni che questi instaura con altri nell’inscenare una routine.
1) Ogni membro può far fallire lo spettacolo con un comportamento inappropriato. Si crea un’interdipendenza reciproca che permette di superare le divisioni strutturali di status, creando coesione.
2) I membri delle équipes cooperano per mantenere una data rappresentazione, ma quella stessa impressione è difficile da mantenere tra di loro. Si crea un legame interno di familiarità, di “intimità senza calore” tra chi condivide questo “segreto”.
3) Équipe: si può creare tra persone di rango uguale per definire una situazione di fronte a quanti hanno uno status diverso, creando una forma di familiarità al di là delle differenze interne;
gruppi informali: possono crearsi per distinguersi dalle persone di uguale status, per non dar luogo a quell’identificazione che potrebbe emergere in una équipe.

Si può considerare l’individuo come una équipe “singola”, ma quando si passa a équipes composte da più persone si creano importanti problemi a livello di condivisione della linea d’azione, che può essere comune, criticata, accettata per senso di lealtà, imposta (a seconda delle équipes), ed è certamente un fenomeno più complesso. “Un aperto dissenso di fronte al pubblico crea una nota falsa”. Si richiede, quindi, una unanimità che deve essere espressa al pubblico tacendo il fatto che eventualmente sia stata raggiunta in seguito ad “accordi” di posizioni divergenti
La “linea collettiva” deve essere mantenuta anche mantenendo una coesione apparente di fronte al pubblico: se un membro sbaglia, non lo si può punire di fronte al pubblico, a meno di non creare disturbi evidenti e lesivi della coesione dell’équipe. Chiaramente, i membri di una équipe devono essere il più omogenei possibile: si evitano, dunque, membri sui quali non si possa fare affidamento per la recitazione, che quindi finirebbero per screditare la rappresentazione collettiva.

È difficile chiarire fra quante équipes si svolga una rappresentazione nei vari casi; volendo ridurre le interazioni a due équipes alla volta (es: interazione fra due individui, considerati ognuno una équipe), si può assumere una come “gli attori” e l’altra come “il pubblico”, soprattutto se una di esse ha un ruolo più decisivo nell’interazione dell’altra. In questo caso, avere il controllo della scena è un vantaggio strategico, perché permette all’équipe degli attori di determinare quali informazioni il pubblico potrà ottenere e di avere un maggiore senso di sicurezza (anche a livello psicologico). Naturalmente, c’è allo stesso tempo il pericolo di rivelare dei fatti che risultano evidenti dallo scenario stesso.

Tratto da LA VITA QUOTIDIANA COME RAPPRESENTAZIONE di Luca Porcella
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