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Emozioni e salute


Un elemento di critica ai modelli della social cognition, riguarda l’aver trascurato il ruolo dei processi emozionali nell’influenzare la salute e i comportamenti ad essa relativi.
In psicologia della salute i fattori emozionali sono esaminati soprattutto dal punto di vista dei loro effetti diretti sullo stato di salute fisico (attraverso la mediazione di fattori biologici e fisiologici) anche se in molti casi si riconosce che l’espressione delle emozioni produce effetti importanti sui comportamenti di salute.

La rabbia e l’ostilità
Il ruolo di queste variabili nell’influenzare lo stato di salute è abbastanza intuitivo. Sono entrambe componenti della personalità di tipo A.
Ostilità: costrutto multidimensionale che include una componente cognitiva (cinismo, attribuzioni ostili), emozioni (rabbia, risentimento, disgusto) e comportamenti (aggressione verbale, comportamenti antagonisti).
Diversi sono i meccanismi che spiegano la relazione fra rabbia/ostilità e disturbi cardiaci: l’aumento della pressione sanguigna, del battito cardiaco, il rilascio dell’ormone dello stress, specie durante le esplosioni di rabbia cui le persone in questione sono soggette.
Le persone ostili sperimentano il mondo come più stressante e ricevono minore sostegno sociale.
Lo stress e la carenza di sostegno sociale possono accrescere la vulnerabilità ad una varietà di malattie. Questi due meccanismi sono stati collegati in un unico modello in base al quale gli individui ostili manifestano pensieri e comportamenti disadattivi, i quali accrescono la possibilità di sperimentare eventi stressanti.

Neuroticismo e affettività negativa
Molte ricerche sulla relazione stress/salute si fondano su misure soggettive. Alcuni autori hanno sostenuto che le correlazioni positive osservate sono spurie, perché dovute in realtà ad un tratto di personalità sottostante, chiamato neuroticismo. Esso implica la tendenza a provare prevalentemente emozioni negative e risulta associato alla tendenza a esprimere lamentele ricorrenti sulla salute e ad accusare disturbi a livello fisico. Se il legame tra neuroticismo e lamentele risulta generalmente confermato, l’aspetto più interessante è l’eventuale associazione tra neuroticismo e salute fisica. I soggetti che sperimentano affettività negativa, se esposti a virus, sviluppano malattie più gravi rispetto a chi non sperimenta tale disagio psicologico.

Repressione, inibizione ed espressione delle emozioni
Negli ultimi venti anni sono stati raccolti dati sui rischi dell’inibizione delle emozioni e sui benefici della loro espressione. La repressione è stata definita come uno stile di coping in cui un individuo non riferisce emozioni come l’ansia anche se evidenzia una attivazione del sistema nervoso autonomo tipicamente associata a sentimenti molto forti.
Alcuni autori hanno ipotizzato che lo stile di coping repressivo possa favorire lo sviluppo di malattie quali il cancro e ci sono prove che dimostrano che questo stile è associato al rilascio di ormoni come il cortisolo e alla compromissione della risposta immunitaria. I soggetti inclini a reprimere le emozioni sono meno propensi a rivolgersi al medico in presenza di informazioni negative sulla salute e sintomi ambigui.
Il termine alessitimia fu introdotto per riferirsi a pazienti incapaci di valutare ed esprimere verbalmente le proprie emozioni. Si riferisce ad una mancanza di abilità di riflessione e alla tendenza ad inibire ogni espressione emozionale. Sembra collegata alla presenza di sintomi psicosomatici.
Secondo Pennebaker per inibire o ricacciare indietro i pensieri, i sentimenti o i comportamenti è necessario uno sforzo psicologico che nel corso del tempo si trasforma in stress, che può esacerbarsi fino al punto di creare problemi di salute. Le ricerche di questo autore si sono concentrate su persone che hanno sperimentato traumi. Egli sostiene che la capacità di tradurre queste esperienze in linguaggio riduce il loro effetto sul sistema nervoso autonomo e migliora la salute. Non sono però ancora ben chiari i processi responsabili di tali benefici.

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