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Utenti e istituzioni sanitarie


Il rapporto delle persone con le istituzioni è problematico.
Secondo un’analisi di Lehtinen, Ville e Vaisanen esistono 2 fasi distinte del processo di presa di decisione dell’individuo che consulta il medico: in una prima fase il paziente avverte dei sintomi, fa una autodiagnosi e diventa consapevole della malattia, a cui attribuisce una etichetta in base ad una concezione profana delle cause; nella seconda fase decide di ricorrere alle cure mediche.
Il passaggio dalla prima alla seconda fase non è automatico anzi vi sono molte resistenze, spesso è dopo la discussione con familiari e amici che il paziente decide di cercare un aiuto professionale.
Spesso questo dipende anche dalla natura ambigua di alcune aspettative e norme sociali relative alla relazione medico-paziente, secondo cui le persone responsabili dovrebbero cercare le cure mediche per problemi seri, ma astenersi dal ricorrere ai servizi in caso di questioni poco importanti (uso improprio del pronto soccorso).
Ci sono poi categorie di persone per le quali l’accesso e l’uso dei servizi pubblici si presenta particolarmente complicato per diversi motivi. Ad esempio gli adolescenti hanno un uso limitato del consultorio per motivi come: ignoranza sulle sue funzioni, mancato riconoscimento di sé come persona bisognosa. Invitati ad esprimere i loro desideri circa le caratteristiche di un servizio adatto a ragazzi della loro età, veniva espresso il bisogno di un servizio a “misura di adolescente”.
Il tema dell’accessibilità è cruciale anche per altri ambiti. Per essere efficace un aiuto deve essere collocato in modo strategico rispetto all’insorgere del problema, questo implica che dobbiamo cambiare il modo di vedere l’offerta dei servizi. Un esempio in questa direzione è rappresentato dagli interventi ispirati alla riduzione del danno nel trattamento delle tossicodipendenze.
L’obiettivo è quello di limitare gli effetti negativi del consumo di droga; è necessario entrare in contatto con i tossicodipendenti che per motivi diversi non si rivolgono ai servizi.
Secondo Ronconi e Grosso esistono diverse tipologie di questi utenti:
Persone che stanno vivendo il periodo di incompatibilità fra la vita ufficiale e il consumo di eroina, fatto da tenere nascosto; poiché la contraddizione non è gestibile a lungo, questo può spingere gli individui a chiedere aiuto.
Coloro che tempo prima si sono impegnati con i servizi, ma che poi la ricaduta ha fatto nuovamente piombare nella dipendenza e nella vita di strada.
Le persone a doppia recidiva rispetto all’abuso di sostanze e al carcere, dove vivono periodi dentro e fuori a volte in astinenza per poi ricadere nella dipendenza.
Per queste tipologie occorre pensare ad interventi a “bassa soglia” di accesso, servizi cioè in cui l’accessibilità è incondizionata e non selettiva (centri di prima accoglienza, unità mobili).
Questi servizi rappresentano l’inversione dei modelli basati sull’attesa, caratteristico dei servizi tradizionali: secondo la logica della riduzione del danno, è il servizio che va a cercare chi non vuole, non sa o non può chiedere aiuto. Sono attività di prevenzione secondaria e terziaria.
È fondamentale per questi servizi tenere il collegamento con gli altri interventi in modo da configurarsi come una tappa nel processo di avvicinamento dell’utente ai servizi ad “alta soglia”, nell’ottica della continuità dell’intervento.

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