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La valutazione psicologica dell'insonnia


La valutazione psicologica ha una doppia finalità:
- valutare l’eventuale presenza di sintomi psicopatologici o psichiatrici per contribuire alla diagnosi differenziale tra insonnia primaria e secondaria di tali disturbi (utilizzando il colloquio e questionari quale l’MMPI);
- conoscere i meccanismi cognitivi, gli atteggiamenti e le credenze del paziente.
Gli insonni hanno un aumentato rischio di sviluppare un disturbo psichiatrico: disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, abuso di sostanze. Nei casi in cui il disturbo di insonnia sia sintomo di una rilevante psicopatologia o di secondaria importanza rispetto ad essa, il trattamento va diretto ad affrontare la condizione psicopatologica primaria.
L’anamnesi indaga gli eventuali disagi psicologici presenti, la storia di problemi psicopatologici familiari, informazioni sui trattamenti psicologici/psichiatrici, uso di farmaci e i loro effetti.
L’MMPI-2 (Minnesota Multiphasic Personality Inventory) ha rivelato in vari studi punteggi più alti negli insonni rispetto ai normodormienti nelle scale di depressione (D), ipocondria (HS), isteria (HY) e psicoastenia (PT). Tali risultati confermano una tendenza negli insonni alla internalizzazione delle emozioni, alla ruminazione, ansia, depressione e somatizzazione dei conflitti, con tendenza all’iperattivazione (iperarousal).
E’ importante valutare anche la tipologia circadiana del paziente, per cui esiste un continuum con, a un estremo, individui più attivi e capaci di migliori prestazioni al mattino (mattutini) e all’altro estremo, individui che hanno migliori prestazioni la sera e tendono a dormire tardi (serotini), mentre la maggior parte degli individui si situa in una tipologia intermedia senza particolari preferenze circadiane. Conoscere la tipologia circadiana dei pazienti insonni aiuterà il clinico a definire con il paziente orari e abitudini di sonno consonanti con i suoi ritmi biologici e le sue preferenze circadiane.

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