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Dal metodo Mézières all’antiginnastica di Thérèse Bertherat


Mézières, fisioterapista parigina, nel 1949 pubblicò un opuscolo dove riferiva osservazioni e conclusioni in contrasto con la dominante visione medica. Nel corso degli anni però il metodo ha avuto successo tra gli educatori corporei, soprattutto grazie ad una allieva di Mézières, Thérèse Bertherat, che descrisse l’antiginnastica. Qui il nostro apparato muscolare è suddiviso in cinque insiemi funzionali detti “catene muscolari”: quello principale comprende tutti i muscoli partono dalla nuca e attraversando il dorso arrivano fino alla pianta dei piedi. Sono poi presenti altre due catene muscolari nelle braccia,una catena nel collo e una interiore composta dal diaframma. Le catene sono interdipendenti. La nostra condizione di bipedi imperfetti risente ancora della predominanza della catena muscolare dorsale. Il riferimento è agli studi di Mac Lean, un neuro scienziato che descrisse la conformazione dell’encefalo umano come derivato dalla sovrapposizione di tre tipi di cervelli successivi: il cervello rettiliano riguarda la funzione di sopravvivenza, il cervello limbico ingloba le strutture rettiliane aggiungendo al comportamento mano le componenti affettive ed emotive, il cervello neo – corticale ingloba i primi due ed è garante delle facoltà esclusive dell’uomo quali il ragionamento logico-matematico e il pensiero astratto. Queste tre formazioni costituiscono il cervello tripartito.
L’antiginnastica di Mézières sosteneva che non servisse a nulla lavorare sulla funzione correttiva di un singolo muscolo (come faceva la ginnastica tradizionale) ma che anzi questo comportasse una squilibrata forza muscolare responsabile delle deformazioni. Per Bertherat l’equilibrio posturale si ottiene con un progetto globale che faccia muovere l’apparato muscolare nella sua globalità. L’insegnante propone agli allievi di assumere posizioni del corpo insolite dove i soggetti possano percepire le loro tensioni e produrre l’allungamento dei muscoli, ovvero il riequilibrio delle catene.

Tratto da PEDAGOGIA DEL CORPO di Adriana Morganti
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