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La fortuna della Maddalena


La Maddalena divenne l’opera più copiata e studiata dagli artisti.
Il fiammingo Louis Finson:
Una copia della Maddalena di Caravaggio è stata fatta dal fiammingo Louis Finson tra il 1606 e il 1612 ed è ora conservata al Museo delle Belle arti a Marsiglia. 
Ma dello stesso pittore abbiamo anche un’altra tela con lo stesso soggetto conservata in Provenza. Questa tela, rispetto a quella di Marsiglia, presenta alcune varianti:
- tutto il fondo è completamente scuro
- la donna  occupa uno spazio maggiore nel dipinto
- il plasticismo è minore
- vi sono differenze nelle pieghe della manica sinistra della camicia e nelle ombre.
Il fiammingo De Geest:
Un’altra copia della Maddalena Klain di Caravaggio è del pittore fiammingo De Geest conservata a Barcellona. Questa è importantissima perché l’artista fiammingo, insieme alla sua opera, inserisce, in basso a destra, una scritta in cui conferma che è una copia della Maddalena di Caravaggio.

Questa tela, rispetto alla Maddalena Klain, mostra delle differenza:
- il braccio sinistro è quasi totalmente illuminato
- il gomito a destra e il panneggio relativo non risultano decurtati
- le braccia sono più orizzontali
- le mani sono incrociate più in alto e non hanno la stessa curvatura
- le dita si intrecciano in maniera differente
- C’è la presenza di un vaso per i profumi su cui figurano teste di cherubini
- sulla destra un teschio che manca nell’originale

L’esemplare "Longhi" della Maddalena:
Nel 1951, Roberto Longhi pubblicava un esemplare della Maddalena di alta qualità.
Il Longhi riceve da Napoli una foto di una Maddalena dal maestro Antonio De Mata il quale aveva restaurato l’opera intorno al 1940 quando si trovava in una raccolta privata di Palermo. Tra l’altro il De Mata informa il Longhi che intorno al 1930 l’opera si trovava a Roma presso il pittore tedesco Tannenbaum. Nonostante le ricerche, il dipinto non è mai venuto alla luce. L’intenzione di Roberto Longhi di pubblicare la foto nella mostra milanese del 1951, era quella di indurre il proprietario a dare notizie di sé e dell’opera in possesso. Certamente la conoscenza, anche se solo fotografica, dell’opera che il Longhi propose come verosimile originale, ha contribuito a far meglio riflettere sull’originalissima invenzione caravaggesca.  Dall’esame della foto si possono fare alcune osservazioni di rilievo.

La figura rispetto alle versioni del Finson:
- è più tesa
- ha un’inquadratura più alta
- le pieghe della manica della camicia sono profondamente diverse e lo sono anche rispetto alla Maddalena Klein.

Rispetto alla Maddalena Klein:
- il fondo è scuro
- c’è un maggior contrasto luministico.
Il Roberto Longhi era convinto di trovarsi di fronte ad un originale caravaggesco e affermò per fino che la Maddalena Klein era la più vicina all’originale. Crediamo invece che è possibile possa trattarsi di una replica autografa oppure di una copia di un artista napoletano di antica data.

Alla Cinotti, i brani della Maddalena Longhi appaiono più caravaggeschi rispetto all’esemplare Klein:
- i capelli sciolti che scendono sulla spalla destra e sul petto più mossi, sfrangiati con maggiore naturalezza e non terminanti a profilo uniforme
- la smorfia della bocca, più contratta, sembra alla studiosa maggiormente esplicita per alludere alla sofferenza. Anche se, tuttavia, è la stessa Cinotti che lo dichiara, la maggiore dolcezza che caratterizza la Maddalena Klein, potrebbe essere dovuta al restauro.
- le mani sembrano stringersi con più forza rispetto ad una certa mollezza che sembra evidente nelle mani dell’altro dipinto, ma ancora una volta potrebbe dipendere dal
restauro.

Maddalena Doria (1595-1596)
La novità iconografica della Maddalena dal punto di vista dei cambiamenti, di varianti e aggiunte di segni connessi al tema stesso della Maddalena, si nota anche all’interno della produzione di Caravaggio stesso.
Nel suo periodo giovanile, tra il 1594 e il 1596, infatti, Caravaggio aveva già dipinto una "Maddalena" che si trova ora a Roma nella galleria Doria. In questa Maddalena accanto ai monili e alle gemme disposte sul pavimento, guadagnate prostituendosi, c’è anche un "vasello di unguenti" che è forse l’olio di nardo di cui parlano i vangeli, con cui da lì a poco ungerà i piedi di Gesù e una boccia di vetro trasparente riempita per circa tre quarti di liquido apparentemente oleoso che potrebbe contenere il profumo personale della fanciulla.

L’ideologia del dipinto:
La giovane donna, nella dimensione tutta intima e personale non è affatto spiata nella ricerca di un dramma che si vorrebbe trovare e che invece non è affatto presente. Si tratta di una presa di coscienza, di un ruolo subito o scelto per necessità e che ha deciso di abbandonare. La decisione la si legge nella dolcezza dei lineamenti, nella compostezza della posa, nella pacatezza dei sentimenti. Si nota come già in questo dipinto giovanile, Caravaggio oppone al soggetto tradizionale della Maddalena una fanciulla come tante, non caratterizzata da quella nudità e sensualità che da sempre l’hanno distinta. Caravaggio scelse quel momento della vicenda esistenziale della giovane donna in cui ella, riconosciuto Gesù e colpita dal suo messaggio d’amore, prende coscienza della vita da peccatrice e turbata dispera del perdono di Gesù e di far parte del suo seguito. Maria di Magdala, così come la vide il Merisi, dovette prendere coscienza della profonda differenza tra la sua vita consumata nel peccato e la quella di Gesù vissuta nell’amore per il prossimo.  

Maddalena dei Colonna  "Conversione della Maddalena"
Ancor più originale è l’iconografia della Maddalena a mezza figura dipinta nei feudi Colonna. Qui Caravaggio dipinse la Maddalena peccatrice pentita così come si era imposta nell’interpretazione Occidentale probabilmente perché comprese la difficoltà di sovvertire un’interpretazione ormai attestata e tra l’altro non aveva molti testi critici per farlo.

La Maddalena nella pittura napoletana del Seicento: il tradimento dell’ideologia caravaggesca.
L’immagine creata dal Merisi dovette a tal punto sconvolgere quegli stessi artisti che la copiarono i quali quasi tutti inserirono quegli attributi iconografici tradizionali, quali il teschio, la croce, il vasetto dell’olio profumato, non solo per rendere più riconoscibile il soggetto ma soprattutto per affermare l’ansia della redenzione di Maria Maddalena e perché non era pensabile un’immagine di colei che era diventata il prototipo della penitente senza gli attributi che furono l’espressione della sua contrizione. Ciononostante, questi stessi artisti non fecero mancare nelle loro composizioni il naturalismo di quei segni tipici di questa iconografia.
Ma l’affermazione del tema iconografico dipende anche da motivi sociali: nei luoghi in cui la prostituzione  dilagava, la Chiesa e le istituzioni laiche e religiose diedero un nuovo impulso a contrastare il fenomeno attraverso opere sociali di assistenza. Si creavano confraternite e nuove chiese e si dotavano le "giovani cadute nella colpa" perché abbandonassero il triste mestiere.  Così le chiese, specialmente quelle dei ricoveri per prostitute, come quella dell’Egiziaca e della Maddalena, furono arricchite da un grande arredo iconografico.
La pratica di erigere a Napoli ricoveri per prostitute continuò per tutto il settecento.

Battistello Caracciolo  (1615- 1618)
E’ una figura di grande suggestione e di straordinaria presa sull’animo dei fedeli. Assai vicina nell’atteggiamento delle grande matrone romane, poggia languidamente la mano sul cuore in atto di devozione a Dio. La grande forza spirituale nasce dal suo rilievo monumentale ed è accentuato dalla posa del sottinsù e dal panno che la ricopre dalla vita in giù cadendo in pieghe così caravaggesche che sembrano proseguire nell’andamento naturale. La luce riveste un ruolo di assoluto protagonismo e, come nella quasi totalità delle tele del Caravaggio, entra da sinistra e dall’alto e da qui colpisce la camicia bianca con pennellate di giallo paglierino e scivola poi sui capelli lunghissimi, poi colpisce la parte destra del volto, del collo, del seno e fa emergere il piede destro, terminando sul vaso dei profumi che sta in bilico su una sporgenza di roccia da cui viene fuori un rametto di rovo. Non evidente risulta il teschio in ombra su cui emerge, a contrasto, la mano plasticamente rilevata. Ad una visione diretta e ad una giusta illuminazione si nota che sul bordo del drappo giallo che cade sul piede destro è applicato un bordo di raso nero che non sembra continuare altrove. L’altro piede, invece, è quasi totalmente coperto dalla parte in ombra. Il volto esprime quella dimensione dell’estasi di chi ha ormai stabilito un contatto con una dimensione ultraterrena prodotto da uno strato di intensa concentrazione meditativa.
Così, nel dipinto, Caracciolo riesce a  trovare un compromesso tra il linguaggio stilistico caravaggesco e l’ideologia tradizionale. Infatti, egli, pur seguendo lo stile del Merisi insieme con la sua personale dote di costruzione della figura mediante una rigorosa selezione disegnativa, non segue l’insegnamento del pittore lombardo circa l’interpretazione personale dei testi sacri accogliendo, invece, la versione della maddalena pentita in estasi.

Filippo Vitale
Una Maddalena di alta qualità e con una medesima impostazione stilistica e di sensi naturalistici.

Teodoro d’Errico
Egli dà un esempio di contrizione molto forte data la devozionalità tutta fiamminga che anima la sua produzione sacra. d’Errico realizza un’eccellente interpretazione della Maria Maddalena pervasa da toccanti sensi di suprema contrizione. L’opera si conserva in una collezione privata a Napoli.
Guido Reni
Il Correggio
dolce raffigurazione.
Giuseppe de Ribera
Egli, dimenticando le scelte laiche del Maestro, proporrà uno straordinario testo pittorico del tutto laico ai precetti della Chiesa.
Andrea Vaccaro
A Napoli egli da alla Maddalena una sua esplicita affermazione penitenziale. Tutta la famiglia dei Vaccaro sono annoverati negli inventari per aver dipinto una Maddalena a mezza figura.
La fede dei napoletani, ma anche la loro superstizione religiosa, li portava a tenere in casa come decoro e come difesa contro il male immagini di santi come Sant’Antonio, San Gennaro, Santa Lucia e la maddalena che è un emblema del peccato che attraverso la penitenza ascende alla santità.
Nella sua Maddalena, il tema di Caravaggio fu realizzato in chiave riveduta e corretta e corredata di tutti i segni iconografici che la facessero riconoscere come la peccatrice pentita.
Francesco celebrano (1766)
Egli dipinge la "Deposizione" dell’altare maggiore nella cappella del principe di Sansevero. Qui la Maddalena aveva un ruolo di rilievo accanto a Cristo.
Domenico Morelli (1875)
Non evita l’interpretazione tradizionale della prostituta. Inventa comunque un brano originalissimo presentando la donna che con disinvolta provocazione passa tra la folla davanti a Gesù e ancora non sa che in quel volgersi indietro ha segnato il cambiamento della sua vita.
Eleuterio Pagliano
Dipinge le "Tre Marie al sepolcro". Lascia affiorare, nella poca luce dell’ingresso del sepolcro vuoto di Gesù, le ombre evanescenti di Maria madre di giacomo e Maria di Cleofa mentre riserva un ruolo del tutto speciale a Maria di Magdala che, avvolta nel mantello rosso che cade sul pavimento, ricorda la maddalena di Masaccio.

Molti artisti, in seguito, hanno riproposto il tema iconografico dei momenti della vita di Maria Maddalena con Gesù come la predicazione, la passione, la morte, la resurrezione.

Tratto da CARAVAGGIO, LA VITA E LE OPERE MAGGIORI di Katia D'angelo
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