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Il Naturalismo


GOTICO INTERNAZIONALE
Le prime tracce del naturalismo hanno origini nel Gotico internazionale. 
Esso si sviluppa in un contesto in cui, all’inizio del Quattrocento, l’aristocrazia era più forte di quanto fosse nel secolo prima. In questo contesto l’arte diventò nella maggior parte dei casi, in favore dei ricchi committenti, strumento di ostentazione dei privilegi, contrassegno del potere. Caratteri del gotico internazionale erano dunque una grande ricchezza di materiali, l’eleganza delle forme e la connotazione aristocratica dei soggetti trattati. Questi tratti furono comuni alla produzione delle corti di tutta l’Europa. Questo stile che si diffuse in tutte le corti, dall’Inghilterra al Portogallo e all’Italia, prese il nome di "Gotico internazionale" proprio per la straordinaria uniformità di gusto degli oggetti artistici più prestigiosi prodotti in luoghi lontano tra loro. Per questo stesso stile sono stati adottati anche altri aggettivi come: "GOTICO CORTESE" per lo stretto legame con l’alta aristocrazia dell’epoca, ma anche "GOTICO FIORITO" per l’esuberante aspetto decorativo (per cui si parla anche di "decorativismo"). L’attenzione dei ricchi committenti di fine trecento si concentrò sulle opere destinate alla fruizione privata come libri miniati, oreficerie, sculture in avorio e in alabastro. Erano spesso oggetti piccoli, facilmente trasportabili, opere che potevano diventare doni prestigiosi per suggellare i rapporti diplomatici e dinastici tra le corti. In pittura, i tratti tipici di questo gusto diffuso, furono la linea di contorno molto fluida fatta di curve più che di spigoli, il colore prezioso e delicato e il VIVO INTERESSE PER L’APPARENZA ESTERIORE, TESTIMONIANZA DI UN’OSSERVAZIONE CURIOSA E ATTENTA, SPESSO ALLA RICERCA DELL’ASPETTO PIU’ INSOLITO DELLE COSE. I soggetti dei dipinti erano giardini, fiori e animali rari atti a soddisfare la curiosità della committenza aristocratica. Il tutto era dato da UN’ATTENTA E MINUZIOSA DESCRIZIONE DELLA NATURA. Questo aspetto del naturalismo però era accostata dall’ideale del "vero bello".

PITTURA FIAMMINGA: il nuovo naturalismo
Successivamente l’arte della borghesia fiamminga dà vita ad un arricchimento dello stile gotico internazionale cortese nel senso di una maggiore consistenza fisica delle immagini del lusso aristocratico e verosimiglianza materiale delle immagini. Quindi un nuovo senso di naturalismo in accordo con i valori della cultura mercantile borghese: un assoluto realismo nella rappresentazione delle figure umane, oggetti, ambienti naturali o interni, personaggi sacri e perfino nella resa della luce e della realtà atmosferica. L’arte fiamminga si nutrirà anche dei valori terreni e materiali della cultura mercantile in cui si sviluppava.

IL NATURALISMO DI CARAVAGGIO
Il tredicenne Caravaggio a Milano viene accolto nella bottega di Simone Peterzano, pittore di successo, tardomanierista di scuola veneta. L'apprendistato del giovane pittore si protrasse per circa quattro anni, durante i quali apprese la lezione dei maestri della scuola lombarda e veneta. E’ certo che in questo periodo egli aveva avuto modo già di formarsi una cultura figurativa segnata da influssi degli artisti attivi nell’area bresciana-bergamasca. Attraverso questi e attraverso gli influssi del naturalismo di matrice fiamminga, egli fece propria la tendenza di indagare la realtà naturale e ad osservare dal vero i moti dell’animo e le azioni nella loro immediatezza. 
La forte carica di attrazione del nuovo stile di Caravaggio determinò la formazione al seguito del pittore di una vera e propria tendenza stilistica nonostante il suo rifiuto di prendere allievi presso di sé. E’ Giulio mancini che parla di "Schola" indicando tra i rappresentanti anche il Ribera. La sua tendenza era riconoscibile per il modo di "lumeggiar" con  netti contrasti di luce – ombra, per il cosiddetto "Tremendo impasto" delle forti tinte, per l’attenersi al "vero" cioè alla verità naturale, per una spiccata attenzione investigativa della realtà contemporanea e per il tentativo di impegnarsi nel sociale.

I CARRACCI: il filone classicista
Contemporaneamente al naturalismo di Caravaggio, nel 1582, viene fondata a Bologna un’accademia artistica chiamata "Accademia delli desiderosi" poi detta "Accademia degli incamminati" a partire dal 1590. Promotori dell’iniziativa furono tre pittori della stessa famiglia: Ludovico Carracci e i suoi cugini Annibale e Agostino Carracci. L’iniziativa avveniva come reazione ad un panorama in cui forti rimanevano le tendenze degenerative e gli aspetti più elitari e cortigiani del manierismo che vennero poi affiancate dal realismo proveniente dalla vicina Lombardia. I Carracci si opposero a questo panorama ritornando alla natura, alla storia e all’antichità classica perché questo significava ritornare agli ideali di equilibrio, di misura e di ordine. Essi impostarono dunque la loro azione culturale su un rapporto dialettico tra la riconquista del "vero naturale" e la rimeditazione della grande tradizione del Rinascimento. Pur restando presupposti indiscussi il "vero" e la "natura" essi vengono però subordinati ad un filtro selettivo e trasfigurante dell’idea: che è l’innata capacità dell’artista di distinguere il perfetto dall’imperfetto, l’ordine dal disordine, la bellezza dalla deformità. Questo dei Carracci è quindi un filone classicista si delinea così parallelamente al naturalismo caravaggesco di cui, pur condividendo l’esigenza di rinnovamento,  ne rappresenta un’antitesi.
Estremamente indicativo del loro metodo di lavoro è l’importanza data al disegno non in senso accademico ma come esercizio, come indagine sperimentale sulla realtà. 
Quali sono dunque le differenza tra Caravaggio e i Carracci?
Per il Caravaggio: IL VERO è FINE STESSO DELLA PITTURA
Per i Carracci: TRA L’INDAGIE DEL REALE SVOLTA NEL DISEGNO E L’ELABORAZIONE PITTORICA SI INTERPONE IL FILTRO DELLA STORIA.

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