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Crisi di Suez


l’assunzione del controllo della Compagnia del Canale di Suez, al fine di finanziare la diga con gli introiti dei pedaggi delle navi; la NAZIONALIZZAZIONE DEL CANALE DI SUEZ non si scontra con le leggi internazionali, trovandosi esso in territorio egiziano; inoltre Nasser si impegna a indennizzare gli azionisti espropriati, in maggioranza britannici e francesi, dei cospicui utili che non avrebbero più percepito. Tuttavia l’operazione incontra l’opposizione di Parigi e Londra: il governo francese è esasperato dal sostegno che Nasser fornisce ai ribelli algerini, mentre il governo britannico è convinto che Nasser rappresenti una sorta di incarnazione di Hitler, che deve quindi essere allontanato per evitare gli errori della politica di appeasement. Così Francia e Gran Bretagna, dopo essersi accordate segretamente con Israele, il 29 ottobre 1956 attaccano a sorpresa attraverso il Sinai ed i principali porti egiziani, scatenando il 2° CONFLITTO ARABO-ISRAELIANO. L’intervento, che inizialmente è un successo militare, si rivela un disastro diplomatico nel lungo periodo, a causa della vigorosa opposizione statunitense: Eisenhower è alle prese con la campagna elettorale, forte del merito di aver posto fine alla guerra di Corea e inoltre l’operazione anglo-francese ha un forte sapore di colonialismo vecchio stampo. A peggiorare la situazione, l’attacco all’Egitto coincide con l’’intervento sovietico in Ungheria: come possono gli USA condannare i carri armati sovietici a Budapest, mentre tollerano i carri armati israeliani nel Sinai e le truppe anglo-francesi lungo il canale di Suez? Gli USA presentano pertanto all’ONU una risoluzione per l’immediato ritiro delle forze d’invasione, ma le Nazioni Unite non possono esprimersi poiché vincolate dal veto anglo-francese, così si passa all’Assemblea Generale. Nel frattempo l’Unione Sovietica propone un intervento congiunto sovietico-statunitense, minacciando persino un attacco missilistico contro la Gran Bretagna. Di fronte a tali pressioni Londra e Parigi accettano il cessate il fuoco il 6 novembre 1956, mentre nel maggio 1957 Israele accetta il ritiro delle proprie truppe dal Sinai in cambio dell’accettazione da parte dell’Egitto di una forza ONU al confine tra la striscia di Gaza e Israele e nella città di Sharm el-Sheikh. La crisi di Suez non solo è esemplificativa di una politica di non allineamento da parte dell’Egitto, ma come l’Ungheria rivela che i satelliti comunisti devono attenersi alle direttive di Mosca, così Suez dimostra che gli alleati NATO, pur godendo di una maggiore libertà di perseguire gli obbiettivi nazionali, non possono farlo nel caso si scontrino con gli interessi di Washington.

Tratto da STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Alice Lavinia Oppizzi
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