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Il multilateralismo e la centralità della Nazioni Unite nella politica estera italiana


Nella storia della politica estera italiana certe scelte hanno dato vita a scontri durissimi che hanno visto le principali aggregazioni politiche su posizioni opposte, dividendo anche la società → ingresso nella NATO, adesione alla CEE, dispiegamento di euromissili in Italia, conflitto in Iraq...
Alcune scelte sono alla fine state accettate anche dall'opposizione e alla fine degli anni '70 la politica estera è divenuta bipartisan. Da un esame complessivo risultano come punti di riferimento costanti della politica estera italiana atlantismo, europeismo e centralità del ruolo delle Nazioni Unite. Le ragioni di questo multilateralismo sono molteplici: quelle storiche di nazionalisti perdenti che puntano sulla cooperazione internazionale per superare il passato, la mancanza di una propria identità, le ragioni di politica interna e il richiamo unificante dell'ONU, multilateralismo come moltiplicatore della propria capacità d'influenza e niente più pendoli o cambi improvvisi.
Dopo la guerra fredda l'Italia passa da security consumer a security provider, con nuove opportunità per la politica estera e più responsabilità internazionale → operazioni a guida americana, missioni di pace ONU e infine la leadership dell'operazione Alba in Albania.
Per quanto riguarda l'unilateralismo e l'egemonia Usa per la situazione Iraq e la creazione di due correnti l'Italia ha una posizione ambigua e alla fine ha favorito un intervento militare contrario alla Carta, una posizione per la prima volta smarcata da Francia e Germania, piccoli ripensamenti italiani dopo la non approvazione dell'Onu.

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