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E.B. de Condilac e il segno


Anche negli studi di Condilac il segno non è visto in rapporto ad una semiologia generale ma ad una semiotica quale teoria del pensiero e dell’espressione. Il seguace di Locke attribuisce al linguaggio un ruolo fondamentale nell’evoluzione del pensiero umano che non può, pertanto, generare imperfezioni né scetticismi comunicativi, essendo piuttosto lo strumento che fa funzionare tutto e che rende gli uomini civilizzati rispetto agli animali. Nel Saggio sull’origine delle conoscenze umane si distinguono: a) segni di natura involontaria che si dividono a loro volta in segni accidentali e naturali: i primi si riferiscono ad evocazioni, i secondi riguardano risposte biologiche che, rispondendo a stimoli, non sono controllabili; b) segni artificiali o istituzionali dove l’associazione tra un evento mentale e segno è invece volontario: tali segni sono determinati dall’imposizione di un particolare suono a una certa idea. Per Condillac, dunque, è sventato ogni scetticismo comunicativo perché, da fautore della teoria del codice, egli sostiene che si comunica e ci si comprende proprio perché si parla la stessa lingua.

Tratto da SEMIOTICA E COMUNICAZIONE di Niccolò Gramigni
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