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I meccanismi per affrontare i conflitti


I meccanismi che il gruppo usa per affrontare i conflitti sono in sostanza 3:
1. Evitamento del conflitto, impedendone la comparsa o bloccandolo prima che divenga saliente;
2. Riduzione del conflitto, che riduce o elimina un conflitto già acceso;
3. Creazione del conflitto, con produzione intenzionale in situazioni di assenza del medesimo.
I conflitti che si basano sulla divergenza di opinioni (interdipendenza dell’info) possono essere evitati con modalità di controllo del pensiero. Nel controllo del proprio pensiero l’individuo non esplicita le opinioni personali che ritiene divergenti, nel controllo del pensiero degli altri si cerca di controllare e manipolarne i pensieri, controllando i comportamenti verbali o adottando il compromesso; es. di questo sono l'effetto autocinetico Sherif e il PROCESSO DI NORMALIZZAZIONE di Moscovici, che consiste nell’influenza reciproca tra i membri per raggiungere una posizione media accettabile da tutti. Ma non sempre questo è funzionale a raggiungere decisioni di alta qualità. Johnson&Johnson sottolineano l’importanza della CONTROVERSIA come situazione di apprendimento, in cui i partecipanti si impegnano in scambi di opinioni che producono conflitto cognitivo, dai quali prendono avvio le capacità di adottare la prospettiva dell’altro.
IL CONFLITTO SOCIOCOGNITIVO è la situazione in cui gli attori hanno prospettive divergenti riguardo allo stesso problema e devono giungere ad una soluzione comune. Ciò produce scambi intellettuali che comportano profonde ristrutturazioni nel modo di affrontare il problema, per cui la soluzione è il risultato della costruzione di nuove conoscenze derivate dall’interazione sociale, la capacità di tener conto della prospettiva cognitiva dell’altro e di riflettere sui problemi in modo nuovo. L’evitamento del conflitto non è quindi un meccanismo produttivo perché impedisce l'apprendimento e la ricerca di consenso.
La riduzione del conflitto e un meccanismo che si attiva quando la situazione è già conflittuale e il gruppo la deve affrontare per continuare a perseguire gli obiettivi e per ricreare l'armonia interna. Forme di riduzione del conflitto: influenza maggioritaria e minoritaria. La maggioranza che impone il suo pdv e isola la minoranza oppure la minoranza che fa passare la sua posizione e produce accomodamenti nel gruppo o converte alcuni membri. Le votazioni e i processi di negoziazione, in cui a partire da posizioni contrastanti gli individui si impegnano nel raggiungimento di un accordo fino ad arrivare a decisioni consensuali sulla distribuzione delle risorse o l'interpretazione di un evento.
I conflitti promuovono il pensiero divergente, cioè creativo, stimolano la ricerca di informazioni alternative e incoraggiano ad utilizzare strategie diverse per svolgere la prestazione.
-> Deutsch: il conflitto ha una doppia faccia, in quanto esiste il conflitto distruttivo e quello costruttivo: CONFLITTO DISTRUTTIVO: caratterizzato da un allargamento della conflittualità che diviene indipendente dalla causa che l’ha generata ed è possibile che continui anche quando questa causa è stata rimossa oppure dimenticata, e CONFLITTO COSTRUTTIVO: che comporta una ristrutturazione cognitiva, uno sforzo di considerare ciò che unisce agli altri e un impegno di cooperazione e di ricostruzione.
I gruppi che continuano nel tempo devono essere in grado di incontrarsi col cambiamento, con l’evolvere delle richieste e dei bisogni dei partecipanti, con la manifestazione dei conflitti.

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Manuela Floris
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