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GLI EFFETTI DELLA DISCRIMINAZIONE INTERGRUPPI


Gli effetti della discriminazione intergruppi può portare a stereotipi sociali e pregiudizi. Il giudizio sociale è molto influenzato dalle informazioni categoriali, cioè informazioni che sono associate ad una categoria di persone e si rendono più disponibili quando bisogna percepire, formulare un giudizio o decidere come trattare con le persone.
L’informazione categoriale è fornita da Teorie implicite della personalità, credenze condivise sulla stabilità di tratti di personalità che si presume tendano a presentarsi in modo relativamente stabile nelle stesse persone e stereotipi cioè credenze condivise su tratti di personalità che si presume appartengano ad una persona in quanto appartenente ad una certa categoria sociale. Lo stereotipo può dare origine a pregiudizi, atteggiamento verso un gruppo accompagnato da sentimenti di ostilità e di discriminazione come il razzismo e la segregazione.
Bauman [1989] dichiara che il razzismo esprime la convinzione che una certa categoria di essere umani non possa essere incorporata nell’ordine razionale e proclama che determinati difetti di una certa categoria di individui non possono essere eliminati o corretti. Il razzismo è associato alla strategia dell’allontanamento, dove l’espulsione e la distruzione sono due metodi intercambiabili di allontanamento(categoria dei trasgressori rimossa dal territorio occupato).
Lo stereotipo può essere peggiorativo, migliorativo o neutrale e può giustificare l’ineguaglianza sociale con una teoria implicita diffusa che assimila le categorie sociali a fenomeni naturali e attribuisce la stigmatizzazione o lo svantaggio di alcune categorie sociali alle loro supposte caratteristiche implicite. Gli stereotipi non hanno solo effetto sul comportamento di coloro che formulano un giudizio sociale, ma anche su quello di chi ne è sottoposto. Chi si ritiene giudicabile secondo uno stereotipo tende a conformarsi alle attese connesse allo stereotipo sociale con il quale pensano o sentono di essere giudicati.

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Carla Callioni
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