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IL CAMBIAMENTO DEGLI ATTEGGIAMENTI


Nella Teoria dell’azione ragionata, [Fishbein e Ajzen 1975], sostengono che i comportamenti sono il frutto dell’intenzione di metterli in atto e l’intenzione p il prodotto delle credenze che il soggetto ha circa le conseguenze di quel comportamento. Nella determinazione dell’intenzione viene anche incluso il ruolo dell’ambiente sociale che fornisce norme condivise sui comportamenti “adeguati” in determinate situazioni.
Per spiegare invece il cambiamento di un atteggiamento Festinger [1957] si basa sulla Teoria della dissonanza cognitiva, ovvero se due cognizioni sono attinenti ma non coerenti tra loro la dissonanza che ne deriva provoca uno stato di disagio emotivo che l’individuo desidera rimuovere e riportare in equilibrio. Per farlo occorre ridurre la dissonanza, ed è possibile tramite diverse strategie come: modificare l’elemento dissonante meno resistente al cambiamento e il sentimento di libera scelta.
Il modello della probabilità di elaborazione di Petty e Cacioppo [1981; 1986] prevede che il cambiamento è l’esito di due possibili processi: il percorso centrale (argomentazioni e coinvolgimento con l’oggetto) e il percorso periferico (indici periferici).
Anche il modello euristico- sistematico di Chaiken [1980; 1987] prevede due processi: il primo è quello “sistematico” ed è lì elaborazione approfondita dei contenuti informativi del messaggio mentre il secondo processo, quello euristico, consiste nel raggiungimento di una opinione finale attraverso la semplice applicazione di una euristica.
Da qualche anno Kruglanski e colleghi propone il modello unimodale il quale prevede che la natura del processo di elaborazione sia unica, due aspetti: aspetti software ( credenze che formano la premessa maggiore del sillogismo) e aspetti hardware (energia cognitiva in relazione al carico cognitivo).

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Carla Callioni
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