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L’impairment


La problematiche relativa alla perdite di valore riveste una ragguardevole importanza nell’ambito della disciplina del processo di valutazione delle attività ed è già stata oggetto di diversi interventi legislativi, nell’ambito del ns sistema economico-contabile.
Con particolare riferimento ai bilanci bancari le regole da seguire sono stabilite dal Dlgs 87/92 che, tuttavia non definisce espressamente il concetto di perdita durevole di valore, né fornisce in maniera precisa i criteri da seguire per la sua determinazione, lasciando agli amministratori, nel concreto, l’individuazione dei percorsi più opportuni.
Nei nuovi standard questa tematica è affrontata in modo più articolato.
Lo IAS 36 "Impairment of assets" infatti ne stabilisce in maniera unitaria approfondita: il se, il quando e i criteri di valutazione da seguire. Esso introduce il concetto di impairment test e stabilisce che le attività non possono essere iscritte in bilancio ad un valore contabile superiore al valore recuperabile, rappresentato dal prezzo di vendita o in mancanza di un mercato attivo dal valore d’uso dell’attività stessa (rappresentato dal valore attuale dei flussi finanziari futuri attesi che si stima deriveranno dall’uso dell’attività e dalla dismissione al termine della sua vita utile).
L’impairment test deve essere effettuato in presenza di segnali ed indicatori, interni ed esterni (individuati dallo stesso standards), dai quali possa presumersi un’eventuale riduzione di valore.
Tra gli indicatori di origine esterna e interna vanno considerati:
- indicatori di origine esterna
- indicatori di origine interna
- la diminuzione di valore di mercato, significativamente superiore a quello che si potrebbe attendere dal decorrere del tempo
- cambiamenti significativi nell’ambiente tecnologico, di mercato, normativo o economico, con impatto negativo sull’impresa
- aumento dei tassi d’interesse tale da influenzare il valore attualizzato di un’attività
- la situazione per cui il valore contabile dell’attivo netto dell’impresa è superiore alla capitalizzazione di mercato.
- l’obsolescenza o il deterioramento dell’attività
- i cambiamenti aziendali, tali da influire negativamente sulla realizzazione dell’attività;
- le informazioni interne che riflettono un peggioramento dell’andamento economico di un’attività rispetto a quanto previsto.

Le nuove regole internazionali disciplinano anche il trattamento contabile della perdita di valore; lo IAS 36, in linea con le regole attuali, prevede che la perdita di valore sia rilevata come costo nel conto economico, ma, diversamente, stabilisce anche che qualora l’attività sia stata già iscritta al proprio valore rivalutato attraverso un’apposita riserva, la successiva perdita di valore va portata in diminuzione della rivalutazione e solo l’eventuale eccedenza deve essere rilevata come costo nel conto economico.
Lo standard dedicato all’impairment, individua, infine dei precisi criteri da seguire in caso di eventuale ripristino di valore: qualora si verifichino degli eventi che non rendono più opportuno il mantenimento della perdita, questa può essere rimossa.
Con gli IAS il principio della svalutazione assume una connotazione di stampo anglosassone imperniata su caratteristiche prevalentemente di "tecnicalità" e oggettività rispetto a quelle di natura più soggettiva. Il test di impairment diventa una procedura periodica che le aziende dovranno istituire prevedendone frequenza, documentabilità, casistica dei segnali, appositi modelli di misurazione e idonei trattamenti conseguenti ai risultati del test. Ciò comporta che il risultato finale (eventuale svalutazione) dovrà certamente essere iscritto come impairment, riducendo così la possibilità di non iscrivere in bilancio una perdita nel caso in cui la situazione negativa ritenuta temporanea. Diviene pertanto fondamentale da parte degli amministratori attività di riscontro verifica dei risultati dei test, prima di procedere all’iscrizione delle perdite.
Una delle principali novità introdotte dallo IAS 36 riguarda l’applicazione dell’impairment test all’avviamento. Qualora l’azienda a seguito di un’operazione di aggregazione iscriva un avviamento nel proprio bilancio sarà tenuta con cadenza almeno annuale ad eseguire il test.
Secondo lo standard l’avviamento rimane iscritto tra le attività, il suo valore sarà diminuito solo al verificarsi di circostanze oggettive di inclinazione dell’attitudine a produrre reddito accertata e documentata.
Le nuove regole determinano che, sulle operazioni straordinarie di aggregazione in grado di creare valore o almeno di mantenerlo, non sarà necessario ammortizzare ogni anno l’avviamento con il conseguente aggravio dei conti economici. La rilevazione del minor valore diviene quindi solo eventuale, a seconda del risultato prodotto dal test di impairment.

Tratto da IL SISTEMA FINANZIARIO di Alessia Chiovaro
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